Della notizia dell’allontanamento di un minore dalla famiglia perché troppo effeminato se n’è parlato tanto ma forse non tutti l’hanno fatto con cognizione di causa. E’ ciò che sostiene l’avvocato Daniele Bocciolini , esperto di diritto dei minori, che è intervenuto ai microfoni di “Legge o Giustizia”  del nostro Matteo Torrioli. Ecco le idee e i pensieri che Bocciolini ha espresso sul tema durante la diretta sull’emittente dell’ateneo.

Una famiglia ha abbandonato un minorenne perché troppo effeminato? Non è d’accordo l’avvocato Daniele Bocciolini che così ha dichiarato in proposito su Radio Cusano Campus:

Su quanto riportato dai media: “I giornali prendono una grande cantonata. Un quotidiano, anche se on line, non può titolare in questo modo. Bisogna stare attenti quando c’è di mezzo un minore. Per quanto ci sia la finzione scenica di attribuirgli un nome di fantasia in un centro piccolo come Padova già sapranno tutti di chi si sta parlando. Il ragazzo sembrerebbe essere stato allontanato perché avrebbe un rapporto simbiotico con la mamma, ovvero la relazione diadica, che potrebbe, a detta dei servizi sociali, aver cagionato una problematica a livello psichico. È questo il motivo per il quale è stato allontanato. Titolare nei modi che abbiamo letto è un danno alla società civile”.

La verità dei fatti: “Il ragazzo non è stato allontanato perché effeminato o omosessuale. È stato allontanato perché manifestava un atteggiamento oppositivo nei confronti dei genitori che lo portava ad avere determinati atteggiamenti. L’allontanamento non ha carattere punitivo. Questo provvedimento viene preso nell’interesse del minore. L’avvocato dice che impugnerà il provvedimento, quindi si aprirà un procedimento vero e proprio”.

Sulla strumentalizzazione dei minori, specialmente nell’ambito di coppie separate o divorziate: “I minori diventano spesso uno strumento per esasperare le conflittualità tra coppie separate o divorziate. Conosco un papà che ha portato il figlio di sei anni a Napoli con i nonni per le vacanze natalizie, dopo che il bambino era stato praticamente tutto dicembre con la mamma. Quest’ultima gli ha mandato i carabinieri perché il papà l’aveva avvisata tramite sms. I carabinieri sono entrati a casa dei nonni e, secondo la mamma, il bambino si sarebbe messo a piangere perché non voleva stare col padre e non per la presenza di carabinieri in casa che volevano sottrarlo al padre, senza peraltro autorizzazione. Scene del genere, così traumatiche, segnano il bambino per il resto della vita. Quello che mi spaventa è la quotidianità di queste relazioni che vengono esasperate. I genitori continuano a litigare ma le conseguenze sui minore si vedranno solo tra qualche anno. Difendo le donne, questo lo sapete. Mi dispiace dirlo ma la maggior parte di queste denunce e conflittualità vengono esasperate dagli avvocati ma l’iniziativa viene presa quasi sempre da donne. Perché gli avvocati non scoraggiano queste pratiche? Perché per ogni querela che fanno per sottrazione prendono un fondo spese. Mi spiace dirlo ma il nostro non è un lavoro, è una missione sociale. Io sono obbligato, in certi casi, a dire ad un cliente che la querela non la scrivo. Ho avuto un ragazzo che voleva denunciare la mamma, l’ho mandato via. Voleva denunciarla per una questione di mantenimento, pretendeva che gli versasse, a 24 anni, il mantenimento. Gli ho detto di trovarsi un avvocato, tanto un collega disposto a fare una cosa del genere l’avrebbe trovato di sicuro”.