Non ci va leggera Maria Mussini, vicepresidente del Gruppo Misto e membro della Commissione Giustizia al Senato, ai microfoni della trasmissione “Legge o Giustizia” condotta dal nostro Matteo Torrioli. Ha raccontato i retroscena del suo allontanamento e il suo giudizio sul nuovo Codice Etico ma non solo. Ecco cos’ha detto “di caldo” ai microfoni di Radio Cusano Campus.

Maria Mussini, vicepresidente del Gruppo Misto e membro della Commissione Giustizia al Senato, è un ex del Movimento 5Stelle. Va da sé che qualche sassolino nelle scarpe ce li abbia. Qualcuno l’ha tolto in diretta su Radio Cusano Campus. Ecco i passaggi chiave:

Sulle ragione del suo allontanamento: “Per i primi sei mesi dopo l’insediamento del nuovo Parlamento sono stata nell’Ufficio di Presidenza del Gruppo 5 Stelle al Senato. Il mio lavoro, insieme ad altri, era teso a cercare non una struttura ma un’organizzazione con due capisaldi. Il primo riguardava l’organizzazione del lavoro dei rappresentanti. Col secondo volevo attivare canali per raccogliere un’”intelligenza collettiva” per contribuire al lavoro parlamentare. Tutto ciò incontrò grandi resistenze. In apparenza non c’era una gerarchia. In realtà, tutti i personaggi del Movimento che oggi sono maggiormente esposti mediaticamente avevano già nella primavera del 2013 un filo diretto particolare con Milano e con Genova. Mi riferisco per il Senato a Crimi, Bottici, Taverna, Lezzi e altri personaggi che avevano un canale preferenziale con la Casaleggio. Questo aveva provocato una richiesta di una riunione urgente. Anzi, mi giunse questa richiesta da parte di alcuni senatori, che volevano sapere perché a Genova a Milano non ci andassero tutti ma solo alcune persone. Ci venne risposto che andavano per fare dei corsi di comunicazione ed era tutto normale. Intanto eravamo stati terrorizzati dai gruppi comunicazione del Movimento. Ci dicevano di non parlare mai con i giornalisti, specialmente di quello che accadeva all’interno del gruppo”.

Sulla sua richiesta di trasparenza e di regole certe: “Dopo l’espulsione della Gambaro comunicai che se ci fosse stata un altro allontanamento, avvenuto senza regole e con un tribunale popolare etero diretto, non lo avrei accettato e che avrei dato le mie dimissioni dalla carica di senatrice. Se mi guardo indietro mi chiedo: “Come ho fatto a non rendermi conto di quanto accadeva”. Io dissi che mi sarei dimessa da Senatore per “aprire il libro”, liberandomi da un vincolo di fedeltà. Poco dopo venni espulsa tramite poche righe sul blog di Beppe Grillo”.

Sullo Statuto del Movimento 5 Stelle mai rispettato: “Oggi si parla tanto di regole. Noi avevamo dovuto, per obblighi di legge, depositare uno Statuto con regolamento al Senato che era ed è in vigore e che non è mai stato rispettato. Sono descritti, ad esempio, i comportamenti sanzionabili. Uno di questi era non votare ripetutamente come aveva deciso il gruppo, oppure non partecipare ai lavori del Senato, quindi aula e commissione. Mi risulta che ci sono illustri senatori che in Commissione non ci vanno mai”.

Sulle modalità dell’espulsione: “Non ho mai avuto comportamenti sanzionabili, tanto che non abbiamo mai ricevuto verbali. Per me, tra l’altro, non c’è stata neanche una votazione quando sono stata liquidata. A parte qualcuno per il quale non ho neanche rispetto come persona, ho ancora contatti con ex colleghi del Movimento. Li guardo e mi sorprendo. Sono brave persone ma hanno l’incredibile capacità di giustificare qualsiasi cosa. Grillo si è costituito il quarto grado di giudizio, un grado privato. Come si può accettare una roba del genere?  Qui c’è un soggetto che deciderà se un’indagine è fondata oppure no. Qui si manifesta una drammatica mancanza di conoscenza delle basi del Diritto. Poi si certifica l’esistenza di un  vertice, di un potere occulto e di un filtro lasciato nelle mani di un singolo individuo”.

Su Silvio Berlusconi: “Se Berlusconi è entrato in politica per le necessità delle sue aziende qui abbiamo raggiunto una dimensione superiore. Qui la politica è diventata azienda, il contenuto della politica è diventato il prodotto di un’azienda.  Io sono stata espulsa perché rompevo le scatole perché dicevo che c’erano delle regole da rispettare”.