In Italia si contano ogni anno circa 90mila morti tutte correlate all’inquinamento. Lo ha reso noto il dodicesimo Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano redatto dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che ha inoltre confermato, sia pure sulla base di dati di previsione, che il problema della qualità dell’aria nel nostro Paese è rimasto pressoché invariato rispetto al passato. Ne ha parlato durante la dirette del programma “Genetica Oggi”, in onda su Radio Cusano Campus, il Prof. Roberto W. Dal Negro, Responsabile CESFAR, Centro Nazionale Studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia Respiratoria con sede a Verona.

Professore 90mila morti sono i numeri di una strage

Purtroppo si, sono morti silenziose che non fanno notizia perché ci mettono degli anni ad arrivare a questo evento finale ma di  fatto la matrice può essere riconosciuta in un’aria inquinata. Sono dati ufficiali che vengono dalla Comunità Europea e da documenti istituzionali nazionali. E’ un problema che ci riguarda tutti e che è più grande di noi. Il problema è ancora più grande per i più giovani, per gli anziani e per coloro che sono portatori di patologie già invalidanti in chiave respiratoria.

Quali le patologie legate all’inquinamento?

C’è un rischio di ammalarsi di tumore al polmone per inquinamento ambientale, oltre a questo c’è un aumento percentuale di forme varie di asma, delle tossi croniche e catarri cronici come la bronchite cronica. Direi poi che queste condizioni colpiscono soggetti sani sportivi compresi. Pensiamo al ciclista o al fondista, nel momento in cui fanno sport in un ambiente inquinato respirano una quantità di inquinanti spaventosamente più alta. Facendo uno sforzo infatti aumentano la ventilazione polmonare e quindi aumentano la quantità di inquinanti che introducono. Per questo sono ad altissimo rischio.

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In un comune come quello di Frosinone, fra i più inquinati in Italia, è stato vietato ai bambini di fare sport all’aperto

Si esattamente, è un accorgimento tampone per evitare di fargli respirare, 60 volte di più del normale, il quantitativo massimo degli inquinanti. Sono politiche di contenimento, tamponi emergenziali che vengono utilizzati nei momenti peggiori. Penso anche al blocco delle auto. Purtroppo passato il picco si torna come prima alle solite abitudini. Il picco di mortalità per motivo cardiaco dopo il picco inquinante dura 3-4 giorni. IL rischio di mortalità invece per motivo respiratorio si prolunga fino a 10 giorni dopo il picco.

Difficile parlare di soluzioni nella società moderna?

Le industrie hanno fatto molto, paradossalmente molto di più della politica disattenta. L’industria incide meno fra le tre grandi voci degli inquinanti: La prima è il traffico veicolare, la seconda sono le emissioni domestiche e terzo l’industria che una volta era la prima. Ritengo che l’industria, in quanto imprenditoria, si mette sul mercato e deve stare attenta a ciò che anche altre società fanno. Le emissioni domestiche e il traffico veicolare sono cause gravi date dal non controllo della cementificazione e da come viene organizzata la viabilità nelle città e quindi dalle istituzioni.