Da qualche parte si deve pure iniziare. Concettualmente si parla di streaming da molto tempo ma sembrava un’idea destinata a rimanere vivida solo nel limbo del possibile. Troppo futuristica? Nulla è più troppo futuristico ora che il futuro è qua. E così siamo in pieno boom da streaming, il che è un’ottima notizia per chi, come l’università Niccolò Cusano, basa la sua offerta formativa anche su questo punto. Come sta riuscendo lo streaming a rientrare nel consueto modus operandi? Attraverso il cavallo di Troia che tanto piace ai ragazzi e cioè la musica. Cerchiamo di scoprirne più su questo boom dello streaming.
Alla fine ce l’ha fatto. Lo streaming ha fatto boom e presto tutto cambierà anche in settori come la formazione dove questa modalità di fruizione delle informazioni è destinata a cambiare molti punti di vista. Tutto ha preso piede dalla musica. Sono ormai oltre 100 milioni gli utenti che pagano per i servizi di streaming di musica in tutto il mondo. La medaglia d’oro in tal senso ce l’ha Spotify ma non vanno male neanche Sirius XM Radio e Apple Music che tutti insieme sono oltre l’85% di tutti gli utenti dello streaming a pagamento. Il noto dirigente di Spotify Troy Carter ha da poco svelato qualche numero che ben spiega cosa ci sia dietro il boom dello streaming: la sua piattaforma ha già superato i 39 milioni di abbonati paganti, una cifra che raddoppia la musica di Apple (20 milioni). 
Per far capire che bacino d’utenza avrebbe lo streaming anche per altri settori più “seri” come la formazione basta dire che in totale ci sono circa 103,1 milioni di persone che pagano per lo streaming di musica in tutto il mondo. Non solo. E’ possibile che questi servizi raggiungano la soglia di 200 milioni nel 2017 e che gradualmente aumentino il loro numero fino ad arrivare a 500 milioni entro il 2020. Se le canzoni vanno così bene, ci sarà spazio anche per la cultura? Certo, quando una cosa entra a far parte dell’uso comune, è più facile poi declinarla in altri settori.