Dei 9 gironi totali che compongono la Serie D, abbiamo due squadre prime della classe che vengono dal Lazio. Nel raggruppamento composto da realtà della provincia di Roma, della città di Rieti, compagini sarde e umbre, proprio il Football Club Rieti si è laureato campione d’inverno; e tutto è successo contro ogni pronostico, perché la squadra forse non è stata costruita in fretta e furia, come avvenne nel settembre del 2015, però i nomi fatti in estate per il vertice erano ben altri. L’Aquila, prima di tutto, con l’arrivo di Morgia che si è portato l’ex centravanti del Siena, Minincleri; si parlava dell’Albalonga, che viene da un periodo di evidente calo, capace di portare la formazione castellana addirittura fuori dai play-off. Si diceva e confermiamo tali qualità, che la matricola Monterosi avrebbe recitato un ruolo da primattrice, come sta avvenendo con invidiabile puntualità. E, al limite, avremmo atteso al varco una delle due crescenti piazze sarde, Nuorese e Arzachena, con i verde-azzurri di Marco Mariotti, allenatore romano che ha fatto le fortune, oltre due lustri fa, di Pisoniano e Ferentino, che sembrano in via di maturazione. Mentre i bianco-verdi smeraldini di Giorico devono avere continuità, per arrivare a giocarsi quando sarà, lo sprint per le prime posizioni. L’Olbia, per esempio, ci ha messo un lustro e qualcosina, prima di frequentare in Serie D l’area dei play-off. Poi, quest’estate, in sede di ripescaggio, dopo ben 37 anni, è tornata tra i professionisti, per una crescita attesa, nell’isola, da tempo.
Tasti dolenti – Di certo fa riflettere come siano arrivate, prima del giro di boa, due realtà, ed entrambe umbre, a soffrire, nel mese di dicembre. Il Foligno mandare in giro la juniores e domenica, dopo lo 0-7 di Monterosi, nemmeno si è presentata, davanti al pubblico amico, con conseguente perdita a tavolino, con il Sansepolcro. Si dice che anche il Città di Castello viva delle difficoltà di gestione, oltre a quelle palesate dalla classifica. Vogliamo parlare della Torres, con i tifosi sassaresi avvelenati con la precedente e con l’attuale dirigenza? Il rischio è anche una società con quella storia, possa naufragare. E’ ora che in federazione facciano delle opportune riflessioni su un numero: è giusto parlare di Serie D per oltre 160 squadre? Non sarà il caso, forse, di chiedere e ottenere, all’atto dell’iscrizione, garanzie solide e non fidejussioni che poi si rivelano aleatorie, per far partecipare le squadre a un torneo così complesso?