“La scuola salvata dai bambini” racconta come allievi lontani da noi e insegnanti vicini a noi affrontano la questione integrazione a scuola. I protagonisti principali sono figli di genitori che ci hanno scelti come occasione di riscatto, o che per altre ragioni abitano l’Italia, da sempre, e non il luogo di nascita. Il termine inclusione è la parola chiave che identifica al meglio i contenuti del testo. Includere significa letteralmente inserire due insiemi originariamente separati e probabilmente distanti. Ne “La scuola salvata dai bambini” la cultura italiana, le italianità, vengono continuamente messe in discussione da dinamiche relazionali, e sociali, stantie; è il confronto continuo con gente esterna, ed estranea al nostro sistema. Benedetta Tobagi è andata a vedere cosa succede nelle scuole primarie, pubbliche, italiane, e ha raccontato città, regioni, scuole, come pochi altri prima. “Ho scoperto che la scuola italiana dal punto di vista delle politiche di inclusione e della didattica interculturale ha da tempo delle linee guida delle direttrici avanzatissime”, dice l’autrice durante l’intervista rilasciata ad Annalisa Colavito durante la trasmissione #genitorisidiventa.
“La prima circolare relativa l’integrazione degli alunni stranieri, addirittura è una bella coincidenza che dobbiamo all’attuale Presidente della Repubblica Mattarella, quando nel 1989 era ministro dell’istruzione però negli anni diciamo che la scuola italiana si è sempre posizionata all’avanguardia, rispetto ai paesi europei”, l’aspetto mancante che nel testo ritorna più volte è dato dalla mancanza di formazione dei docenti, ma anche dal problema del pregiudizio diffuso. I bambini nel relazionarsi con persone diverse, con un colore della pelle diverso, dimostrano di essere liberi, gli adulti no. E per adulti s’intendono genitori e insegnanti. “La scuola salvata dai bambini” racconta i mille volti della scuola, storie di genitori e dirigenti scolastici, ridisegna città e territori obliati, ritorna sull’importanza della figura del maestro, come riferimento maschile nelle classi. A scuola, in famiglia, e nella vita, includere e avvicinarsi all’altro è l’unico modo per sentirsi meno estranei a chiunque.