Turca ma con l’Italia nel cuore. Ferzan Ozpetek nel suo destino, ormai sua attrice prediletta. Il lavoro di interprete che le ha permesso ci conoscere le più grandi personalità a livello mondiale, compresi i Papi, Bergoglio e Ratzinger. Serra Yilmaz si è raccontata ai microfoni di Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Il mattino ha la cultura in bocca”, condotta da Emanuela Valente.
L’occasione per la chiacchierata nasce grazie alla terza edizione del prestigioso ‘Franco Cuomo International Award’, il premio dell’associazione Ancislink, dedicato allo scrittore, giornalista e drammaturgo scomparso nel 2007. Serra Yilmaz ha ricevuto il riconoscimento per la sezione teatro, per la sua speciale interpretazione nello spettacolo La bastarda di Istanbul al Teatro Rifredi di Firenze.
Che significato ha avuto per te questo premio?
E’ stato un onore per me. Ne sono stata sono felice e lusingata. “La bastarda di Instanbul” esordiva tre anni fa al teatro Rifredi di Firenze, dopo i dodici anni di tutto esaurito de “L’ultimo harem”, sempre a Firenze. Ed ha avuto subito grande successo. E’ tratto dall’omonimo romanzo di Elif Shafak. A febbraio 20017 saremo di nuovo in scena al Rifredi, con una breve parentesi nel Veneto”.
Nel 20017 sarai anche al cinema?
Sì, sarò una delle protagoniste del nuovo film di Ferzan Ozpetek “Rosso Instabul”. Il film è ispirato all’omonimo romanzo scritto dallo stesso Ozpetek. E’ stato girato completamente a Instabul, Ho recitato in turco e mi sono doppiata.
Sei l’attrice di riferimento di Ferza Ozpeteck. Quando e come vi siete conosciuti?
Ci siamo incontrati nel 1997 a Strasburgo ad una rassegna dedicata al cinema turco. Ferzan era lì per presentare il film “Il bagno turco”. Era destino che avremmo lavorato insieme. Pensate che una mia amica lavorava con lui quando faceva i casting per il “Bagno turco” ma non ci aveva presentati, avrei potuto avere una parte anche in questo film. Ma le cose che devono succedere avvengono comunque. Poi mi ha offerto una parte in Harem Suarem, il suo secondo film che secondo me non è stato apprezzato abbastanza quando è uscito. Adesso andrebbe rivisto.
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di Emanuela Valente