Non ha mai amato l’Italicum Giuseppe Civati, leader di Possibile, e non ne ha mai fatto mistero. Ora le sue opinioni tornano di moda e il post referendum, con la vittoria schiacciante del no. è l’occasione per ascoltare il pensiero del giovane politico. E’ intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Pippo Civati, leader di Possibile, ha le idee chiare in questa baguarre post referendum. Le ha espresse ai microfoni di Radio Cusano Campus. Ecco i suoi pensieri:

Sulla situazione del PD: “Dopo la vittoria del no mi stanno trattando in modo bizzarro. Io me ne sono andato dal PD perché dicevo che l’Italicum era incostituzionale, adesso sono tutti d’accordo. Se Renzi decide di precipitare al voto, ma deve sapere che più è ravvicinata la data del voto più si divide il Pd. Se invece si attende, c’è tempo per ricompattare il partito, per discutere. Anche Renzi predicava prudenza fino all’altra sera, adesso sembra aver cambiato idea. Renzi si ricandida? Al Pd non hanno molte alternative. Loro si sono consegnati ad una leadership di Renzi”.

Sulla possibilità di fare le elezioni subito: “Per quanto mi riguarda, io volevo votare nel 2013, chiedevo di fare la legge elettorale e andare subito al voto. Questa legge elettorale però va sistemata prima di tornare alle urne. Non vedo l’ora che finisca questa legislatura, che è stata anche sul piano personale molto pesante, molto opaca e visto come sta finendo direi anche poco efficace”.

Sullo Status Quo della Sinistra. “La sinistra deve rispondere agli elettori, bisogna fare delle proposte molto oneste. Io parlo di voucher, di sovranità fiscale. C’è bisogno di un welfare che si rinnova verso chi non ha la possibilità di lavorare, si chiama reddito minimo, servizi soprattutto alle donne e ai giovani. Sono questioni che si incrociano con la Costituzione sulla questione della democrazia. Renzi, involontariamente, ha dato il segnale che avrebbe deciso tutto il governo e questo ha spinto le persone a votare no perché vogliono sapere chi decide per loro, non chi decide al posto loro”.

Sull’Europa. “Nel voto di domenica c’è molto anti-europeismo. L’Europa sembra essere scappata alla possibilità di un controllo democratico, ad una rappresentanza vera dei cittadini”.

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