Il 4 novembre scorso è uscito “Soli nel Midwest”, il primo disco di inediti di Giulio Wilson, un cantautore che produce belle canzoni e buon vino. Binomio vincente da sempre nella storia della musica, binomio che vince anche in questo lavoro vero e corposo che vede la partecipazione di un “certo” Bobby Solo e che suona come un vinile country degli anni trenta. Scopriamo insieme a Wilson qualcosa di più di questo interessante lavoro.
Cosa spinge a fare un disco oggi che si consumano in fretta i singoli?
Il fatto che mi piacciono le cose vere e di sostanza. E’ il modo in cui lavoro da sempre nel vino ed è il modo che ho usato in questo album. Vanno tutti di fretta? Tutto è in superficie? Io no, tanto meno la mia musica.
Musica come vino: allora quale vino è questo lavoro?
Senza ombra di dubbio un buon Lambrusco perché parla delle mie terre, è frizzante e fresco.
La discografia mostra tutti invincibili mentre l’umanità dell’arte è bellissima. Qual è il tuo tallone di Achille?
Sono troppo romantico. E’ una cosa che fa parte di me e non la forzo ma mi rendo conto che nella scrittura è un rischio. Io parlerei sempre di amore ma poi non voglio scivolare nella banalità e ci devo stare attento.
Sei nel pieno dell’UniWeb Tour. Che tipo di spazio è per la musica?
Diverso ma utile. Le web radio non sono ancora esplose, lo dico con onestà, ma sarebbe bello se gli artisti che stanno facendo quest’esperienza fossero visti un po’ come dei pionieri. Forse stiamo precorrendo i tempi.
Cosa non ti chiederesti mai in un’intervista?
A chi mi ispiro e quale genere di musica prediligo. Perché non ho solo un’ispirazione e, soprattutto, perché ascolto tante cose diverse.
Qual è la situazione ideale per ascoltare il tuo disco?
In macchina. Perché parlo in tutto il lavoro di un viaggio e perché quello è ancora un luogo in cui le orecchie sono libere da ascoltare senza tutti gli stimoli della giornata tipo.
“Soli nel Midest” ma soli anche nella vita di tutti i giorni?
Esatto! Siamo connessi tra di noi ma anche isolati nelle nostre cambrette tra social, chat e device di ogni sorta. Speriamo che la musica ci salvi.