Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, il comune devastato dal terremoto dello scorso 24 agosto, dice sempre quello che pensa. E anche stavolta, intervenendo su Radio Cusano Campus, nel corso del format ECG, è stato chiaro: “Terremoto? Strade entro 15 giorni o chiudo il Paese e lo evacuo. Non mi costringano a scatenare un inferno”. 

Uno sfogo duro, quello di Sergio Pirozzi, che a ECG, su Radio Cusano Campus, ha dichiarato, a più di due mesi dal terremoto che ha messo in ginocchio la sua cittadina: “Avevamo trovato il giusto equilibrio psicologico, la scossa del 30 ha risvegliato in tante persone la paura, un sentimento irrazionale, che non si controlla. Io poi sono molto rammaricato per la situazione della viabilità, che non è stata effetto del sisma del 30, perché io già in data 14 settembre avevo segnalato che due complanari erano fondamentali per permettere il collegamento interno alle 69 frazioni. Purtroppo per questioni burocratiche e rimpalli su chi doveva fare cosa,noi siamo fermi. Con 3/4 di paese che non è collegato. Ho dovuto chiudere la scuola a tempo indeterminato, perché le strade non sono in sicurezza. L’altro giorno la Regione ha preso in carico il problema, speriamo che in tempi brevi si riesca a fare quello che fino ad oggi non è accaduto. La burocrazia è giusta se è tesa ad eliminare eventuali infiltrazioni malavitose, ma in una fase emergenziale bisognerebbe darei dei poteri speciali a qualche persona specchiata. Qui secondo me non è stato fatto questo salto di qualità, ma io sono un semplice sindaco di montagna…”.

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La delusione del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi si misura dal peso delle sue parole: “Serviva qualcuno con pieni poteri in grado di andare in deroga, di decidere in tempi rapidi. E’ vero che oggi il mondo è circondato dai censori, da chi dice che c’è il malaffare ovunque. Ma questo non è vero, la legalità, se si scelgono le persone giuste, si può sposare anche con l’eccezionalità. Lo smaltimento delle macerie, la messa in sicurezza degli edifici, la viabilità, dovevano essere delle priorità. Le macerie se non metti a posto la viabilità, ed io l’ho segnalata in data 14 settembre, è impossibile portarle via. Ed io ho profondo rammarico per questo. Se entro 20 giorni non si rimette la viabilità in sesto io evacuo il Paese, chiudo tutto, e chi vuole Cristo se lo prega. E la mia non è una provocazione. Se non c’è la viabilità, se non esiste sicurezza stradale, chi rimane qui cosa resta a fare? Oggi si va per strade sterrate, col rischio di restare impantanati, di sbandare. E il mal tempo che si è abbattuto sul Lazio non può essere considerato una eccezionalità. Non serve una laurea per capire che Amatrice è a 1000 metri d’altezza, in montagna”.

Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi
Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi

Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, poi, è tornato sullo stato d’animo dei suoi concittadini a più di due mesi dal terremoto del 24 agosto: “In tenda non c’è più nessuno da tanti giorni, ora però la gente, anche se ha le case agibili, vive nella paura. Chi ha casa agibile ha paura di rientrarci. Bisogna vincere la paura e questo può accadere solo con risposte immediate. Entro venti giorni servono le strade. Entro venti giorni”.

Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, su Radio Cusano Campus
Terremoto, Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, su Radio Cusano Campus

Lo sfogo di Pirozzi è stato un crescendo. Prima di chiudere la conversazione con Radio Cusano Campus, il sindaco di Amatrice ha aggiunto: “In tempi non sospetti dissi che per noi il periodo critico sarebbe stato tra novembre e marzo. Che nessuno dimentichi che questa gente, la mia gente, ha avuto  237 morti. Non se lo dimentichi mai nessuno. Altrimenti si corre il rischio di essere fuorviati da altre cose. Non è che la dignità è segno di coglionaggine. Perché noi abbiamo 113 chiese che non ci sono più. Non c’è più un’attività economica. E allora non è che la dignità, non fare il pianto, significa che uno è che coglione. Io sono uno che se gli si dà una parola, poi pensa che quella parola valga. Se invece capisco che quella parola non vale più, allora parafraso il film il gladiatore, quando lui disse ‘Al mio segnale scatenate l’inferno‘. Io non voglio scatenare nessun inferno, ma che in questo momento si tenga in debito conto il sacrificio e lo stato d’animo di una intera comunità”.