Matteo Renzi escluso dal vertice di mercoledì a Berlino tra Juncker, Merkel e Hollande. Ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, condotta da Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, sono intervenuti sul tema Andrea Romano (deputato Pd), Daniela Santanchè (deputata FI), Claudio Borghi (Lega) e Lara Comi (europarlamentare FI, vice pres. PPE).
Secondo Andrea Romano, l’esclusione di Renzi dal vertice di Berlino “ha un doppio significato. Da una parte è evidente che è un messaggio di Francia e Germania in un momento nel quale c’è una dialettica molto accesa sui temi dell’immigrazione e della crescita. Dall’altro lato ha un significato di merito molto più limitato perché si tratta di una riunione di argomento circoscritto. Però non deve più essere il momento di vertici da cui si escludono altri Paesi perché se non affrontiamo insieme queste sfide siamo destinati ad esserne tutti travolti. Siamo entrati in una stagione nella quale l’Europa, fortunatamente, ha perso questo tono sacrale e burocratico e il confronto tra i Paesi membri è divenuto molto aperto. Ma non si può immaginare che vi siano direttori dai quali è escluso un Paese importante come l’Italia che tra l’altro sta affrontando in primissima battuta il peso del fenomeno dell’immigrazione. Chi dice che Renzi sta utilizzando la politica estera per ottenere consenso in vista del referendum non sa di cosa parla. Chi rivolge queste accuse pensa che non sia possibile mettere insieme interesse nazionale ed interesse europeo, invece questa nostra battaglia comune è tipica di un governo e di un partito come il Pd che credono nell’Europa e di fronte ad una minaccia anti-europeista vogliono che l’Europa riacquisti forza e vitalità. Non c’è una polemica con l’Europa. E’ una battaglia giusta nei confronti di quei Paesi, o di quei pezzi di Paese, che fanno orecchie da mercante e fanno finta di non capire che l’Europa o si sveglia e fa qualcosa di serio e concreto su immigrazione e crescita oppure è destinata ad essere travolta”.
Per Daniela Santanchè l’esclusione di Renzi dal vertice significa che “anche l’Europa scarica Renzi. Questo lo dico con grandissimo dispiacere perché io sono italiana e quando il premier va ai vertici internazionali rappresenta anche me. Penso che all’asse franco-tedesco l’Italia va bene solo se è serva. Se l’Italia non chiede mai e dice sì a tutto, allora va bene, invitano Renzi ai vertici, lo fanno partecipare e gli danno una pacca sulla spalla. Adesso invece Renzi, in maniera molto tiepida, ha iniziato a far capire che così non si va avanti. Dico in maniera molto tiepida, perché l’Italia poteva esercitare il veto su quegli accordi che sono stati fatti, cosa che invece Renzi si è guardato bene dal fare. Ma comunque lo hanno escluso perché non vogliono avere un non servo al loro fianco. La Merkel vuole servi al suo fianco, gente che dice: sì va bene. Tutti diciamo che l’Europa così com’è non va bene, adesso lo dice anche Renzi, ma cosa ha intenzione di fare per fare andare le cose meglio? Secondo me Renzi non fa sul serio, perché avrebbe dovuto dire alla Merkel: guardate che se non fate questo noi ce ne andiamo perché non possiamo far crepare l’Italia e gli italiani. Non mi sembra però che abbia detto questo”.
Secondo l’economista Claudio Borghi (Lega Nord) questi vertici “sono totalmente inutili. Tutti gli snodi principali della recente storia europea sono sempre venuti fuori da decisioni della Germania avallati dal francese di turno. L’Italia non ha mai contato nulla nelle decisioni. Sicuramente Renzi ha fatto quelle dichiarazioni dopo Bratislava solo per propaganda, altrimenti avrebbe un comportamento diverso se facesse sul serio. Basti guardare Orban. Non mi risulta che l’Ungheria sia un Paese più importante rispetto all’Italia nell’ambito dell’UE, eppure il dissenso degli ungheresi e dei polacchi nei confronti delle politiche dell’Unione Europea è visibile e tangibile e le azioni che intraprendono sono chiare. Il fatto che ci sia una protesta da parte del governo Renzi, ma poi all’atto pratico la firma sotto qualsiasi tipo di trattato, anche quello che ci danneggia di più, non manca mai fa capire che quello di Renzi è solo un atteggiamento di facciata”.
Più cauta Lara Comi (vice presidente PPE). “Io faccio riferimento alle parole di Juncker, esponente del mio partito –ha spiegato Comi-. Lui dice che è un accordo già stabilito precedentemente sull’agenda digitale. Se questo non dovesse essere vero allora il problema nasce perché noi abbiamo bisogno di Francia e Germania per la risoluzione dei problemi legati all’immigrazione, soprattutto per la modifica del trattato di Dublino”.