Può una semplice polmonite mettere a rischio la corsa alla Casa Bianca della candidata democratica Hillary Clinton? Potenzialmente potrebbe fare peggio e mettere a rischio la sua stessa vita. La polmonite infatti, dopo i 65 anni di età, può compromettere pesantemente la qualità di vita dei pazienti e se non trattata in modo adeguato a rischio è la vita dello stesso.

La polmonite

Della patologia ne ha parlato il Prof. Stefano Carlone, Direttore della U.O. Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio Ospedaliera San Giovanni-Addolorata di Roma, intervenuto ai microfoni della trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

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In merito alla polmonite che ha colpito la candidata democratica alle presidenziali americane Hillary Clinton. Il Prof.Carlone ha spiegato come: “Nonostante l’era antibiotica le polmoniti presentano una mortalità elevata intorno al 10-15% La mortalità aumenta in particolare dopo i 65 anni. Più si avanza con l’età più questa mortalità aumenta. Gli Stati Uniti hanno un accesso più facile ai farmaci e agli antibiotici, un accesso molto meno selettivo che in Italia. Bisogna smetterla di usare antibiotici per ogni piccolo, banale, evento delle alte vie respiratorie che quasi sempre è di origine virale.

“Mi auguro che la polmonite della Clinton non la costringa ad interrompere la sua campagna elettorale –ha aggiunto il Prof. Carlone-. Di solito la polmonite che viene diagnosticata tempestivamente e valutata con una terapia idonea comporta al massimo tre settimane di terapia. Ci potrà essere una convalescenza dopo ma questo non può minacciare una presidenza”.