Nei giorni caldi del test di ingresso per le facoltà di Medicina e professioni sanitarie, c’è spazio per tornare a parlare della facoltà di Psicologia e dell’iter che devono compiere gli aspiranti psicologi per intraprendere uno dei percorsi accademici più gettonati degli ultimi anni. Il percorso di studi in Psicologia non rientra nella programmazione nazionale del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca ed il test a sbarramento per accedervi può essere disposto o meno per scelta di ogni singolo ateneo. La situazione attuale all’interno del nostro panorama nazionale ci parla di una direzione pressoché unanime intrapresa dai maggiori atenei italiani, mantenere il numero programmato per l’ammissione al percorso di studi in Psicologia.

Di contro, l’Università degli studi N. Cusano è fermamente convinta che la modalità del numero programmato per la Facoltà di Psicologia rappresenti una profonda ingiustizia per tutti quegli studenti che vedono in questo percorso di acquisizione di competenze, lo sbocco delle proprie attitudini didattico-professionali. Per parlare nel dettaglio della volontà dell’UniCusano di tenere le porte aperte per la sua facoltà di Psicologia abbiamo intervistato la preside della facoltà, la prof.ssa Gloria Di Filippo.

Preside Di Filippo, molti atenei italiani scelgono di mantenere il numero programmato per la facoltà di Psicologia mentre alla Cusano si opera solamente un test di valutazione al momento dell’ammissione. Come mai questa scelta?

“Nella politica di questa università c’è la ferma volontà di dare la possibilità a tutti di intraprendere questo percorso di studi e di acquisire una formazione di alto livello. Inoltre, non ci piace nemmeno la modalità della selezione che viene operata, il più delle volte fatta su conoscenze pregresse che poco c’entrano con gli apprendimenti e le competenze che si andranno ad acquisire nel percorso universitario. Io penso che la valutazione su un aspirante psicologo vada fatta alla fine del suo cammino e non all’inizio”.

Il numero chiuso a Medicina e professioni sanitarie viene ritenuto necessario per una nutrita serie di ragioni, dall’occupabilità futura del medico alla mancanza di strutture in grado di accogliere e formare tutti gli studenti. Il fatto che molti atenei italiani continuino a mantenere il numero chiuso a Psicologia può ricondurre alle stesse motivazioni citate per medicina? Anche per Psicologia si tratta di esubero di profili professionali e mancanza di strutture?

“Questioni strutturali non sussistono, perché ci sono molti atenei che iscrivono meno studenti di quelli che potrebbero ospitare. Il pensiero di molte università è che un numero contenuto di studenti possa essere seguito in maniera più attenta ma io non credo che sia esattamente vero. Se volete sapere come la penso, anche dopo aver parlato con molti colleghi di altri atenei, è che questa del numero programmato sia una scelta autolesionistica e tanti professori non la sostengono affatto”.

Preside Di Filippo, la nostra facoltà di psicologia si presenta ai nastri di partenza del nuovo anno accademico con tante novità pronte a divenire operative e strutturali.

“Sì, è così. La nostra facoltà è in grande crescita e il numero di immatricolati aumenta di anno in anno. Anche per questo abbiamo deciso di aprire un nuovo percorso magistrale in psicologia clinica della riabilitazione che, pur non essendo ancora partito, ha già riscosso molti consensi. Anche i curricoli già presenti all’interno della nostra offerta formativa presenteranno novità rilevanti, come il corso di psicologia dello sport. Abbiamo il nuovissimo laboratorio di etica e deontologia e ci puntiamo particolarmente. Nel reinventarsi e nell’aggiornarsi bisogna tenere sempre in considerazione le richieste degli studenti e quelle del mercato del lavoro. La facoltà di Psicologia all’UniCusano si muove esattamente in questa direzione”.