Vittorio Sgarbi che ne pensa di Pokemon go? Il critico d’arte intervenendo su Radio Cusano Campus ha detto la su Pokemon Go. Ecco l’opinione di Vittorio Sgarbi su Pokemon Go.
A Vittorio Sgarbi è stato chiesto un parere su Pokemon GO, il gioco del momento: “I pokemon? Mi fanno cagare a priori. Ho letto che sono anche agli Uffizi di Firenze, è una forma di idiozia collettiva, a un certo punto si alza un imbecille, mette in giro qualcosa e tutti gli vanno dietro. La quantità di persone che non ha un cazzo da fare nella propria vita è enorme e queste cose lo dimostrano, già il nome Pokemon mi fa schifo, ma poi dopo che uno li ha trovati cosa ci fa, li vende, ci fa qualche soldo?  No, lo fanno solo perché non hanno un cazzo da fare”.
Ancora Vittorio Sgarbi su Pokemon Go: “Una volta giocavano a dama, a scacchi, cose che almeno richiedevano un minimo di applicazione intellettuale. Lo smartphone è uno strumento formidabile, ma purtroppo ci sono queste applicazioni che sono forme di masturbazione. Pokemon, solo il nome mi fa schifo, ma ormai è diventato un contagio, voi me ne parlate e io sono costretto a rispondere di una cosa che mi fa schifo solo a sentirne nominare il nome”.
Insomma, a Vittorio Sgarbi questa mania per Pokemon Go proprio non va giù: “Sono peggio di una partita di calcio, questi pokemon sono un divertimento per bambini deficienti. Se da un lato sono una cagata, dall’altro sono un’opera geniale per chi l’ha inventata. Visto che ci sono così tanti gonzi devo inventarmi anche io qualcosa del genere. Ma dico io non sarebbe meglio andare a pesca?”.
Archiviata la questione Pokemon Go, Vittorio Sgarbi ha detto la sua sull’ondata di terrore che ha travolto l’Europa nelle ultime settimane: “Se uno vedesse le cose come consequenziali sembrerebbe quasi un progetto prestabilito. Noi a posteriori dobbiamo valutare le cose diversificandole. La cosa di Monaco non è collegata all’attentato di Nizza. Queste sono cose scollegate che messe insieme creano un effetto di terrore. E’ sempre una questione mediatica, l’emulazione, quello per cui un ragazzo si droga e allora lo fa anche il suo compagno di banco, lo stesso il fatto di Monaco, con l’attentatore che voleva imitare quello norvegese. E’ molto complicata la questione, occorrerebbe limitare la comunicazione sugli eventi tragici. Altrimenti si rischia un contagio, come per i pokemon”.
Su questi drammatici eventi secondo Vittorio Sgarbi occorrerebbe modificare l’approccio mediatico: “Forse bisognerebbe non dico evitare di dare le notizie, ma asciugarle, renderle meno morbosamente attraenti. Quella di Monaco non può essere collegata all’Isis. Il mondo ha questa deriva d’impazzimento, che da parte dell’Isis riveste un problema di strategia mondiale di diffusione dell’islamismo, che deve essere guardata come una realtà nemica vera e propria, queste altre cose hanno più un risvolto individuale e su questo c’è poco da fare. Lei, Arduini, è sicuramente un seriale: è evidente che sia un assassino seriale, un giorno si alzerà entrerà in un centro commerciale e sparerà a tutte le donne bionde, perché una donna bionda non gliel’ha data. Io questa cosa la presumo perché ho già capito il tipo che è lei, ma come faccio a prevederlo?”.