Il terzo appuntamento del nostro viaggio all’interno del servizio di tutoraggio UniCusano ci porta ad indagare le dinamiche di una facoltà che si distingue dalle altre per alcuni tratti peculiari, la facoltà di Giurisprudenza. Per capire come si articola il percorso di supporto didattico per gli studenti che si avvicinano al ciclo unico di Giurisprudenza, abbiamo chiesto lumi a due tutor disciplinari della facoltà, il dott. Fabrizio Russo ed il dott. Michela Rella.
Dott. Rella, esiste una tipologia di studente che incontra più spesso e che è chiamato a supportare nel suo lavoro di tutor disciplinare?
“A mio modo di vedere gli studenti sono tutti diversi, hanno esigenze e necessità uniche perché vivono realtà differenti che li portano ad avere un approccio molto eterogeneo all’università. Se dovessimo suddividerli in categorie ne riconoscerei distintamente due: la matricola, che si immerge nel sistema universitario per la prima volta e che pecca per lo più di inesperienza, e lo studente lavoratore, che ha la necessità di districarsi tra gli impegni pressanti di una vita professionale e familiare. Per i primi occorre intervenire sulle situazioni di disorientamento al fine di consegnare nelle mani del ragazzo un metodo efficace, sia per seguire le lezioni che per preparare un esame. Per quel che riguarda i secondi è importante azzerare i conti con i fallimenti o gli insuccessi del passato e restituire autostima e convinzione in chi, magari, qualche anno fa ha dovuto decidere di abbandonare gli studi per un numero imprecisato di ragioni”.
Dott. Russo, tra i falsi miti che gravitano attorno alla facoltà di Giurisprudenza uno dei più ricorrenti riguarda gli sbocchi lavorativi. Lo studente che decide di intraprendere questo tipo di percorso accademico ha come sbocco fisiologico solo quello dell’avvocatura?
“In questo senso occorre fare chiarezza ed è necessario operare delle distinzioni soprattutto riguardo le ambizioni dello studente di Giurisprudenza e le possibilità che gli si possono presentare una volta conseguito il titolo. Avvocatura, magistratura o notariato rappresentano gli sbocchi fisiologici per chi compie questo tipo di percorso ma la laurea in Giurisprudenza, oggi, apre le porte per soluzioni anche differenti. Al di là della spendibilità del titolo attraverso i concorsi pubblici bisogna considerare tutte quelle aziende private che mettono sempre maggiore attenzione all’area legale, che costituisce oggi un elemento fondamentale ed imprescindibile. Proliferano, inoltre, le società di consulenza che strutturano sempre più spesso servizi di Tax and Legal dove il laureato in Giurisprudenza può offrire consulenza legale per le società clienti”.
L’altra peculiarità relativa al percorso di cui stiamo parlando riguarda la durata. Un ciclo unico di 5 anni a fronte del 3+2 che caratterizza la maggior parte dei percorsi di formazione accademica. Dott. Rella, quali sono le differenze principali?
“La laurea a ciclo unico ti permette di conoscere tutte le tipologie dei diritti, dal diritto sostanziale a quello processuale, e ti apre alla possibilità di intraprendere la pratica forense. Se volessimo fare un paragone con la facoltà di Scienze giuridiche, questa strutturata in un triennio iniziale cui segue un biennio specialistico, ci troveremmo di fronte alla figura di un operatore del diritto in grado di assistere un giudice o un notaio senza possibilità ulteriori in fatto di carriera. Ad oggi la facoltà di scienze giuridiche non presenta nemmeno più la possibilità di intraprendere un biennio di specializzazione, riducendo il percorso ad un 1+2 che ha sempre meno appeal negli studenti”.
Dott. Russo, ci sono differenze sostanziali tra lo studente del percorso a ciclo unico e quello che ha l’obbiettivo intermedio della laurea breve?
“La differenza principale, in questo caso, riguarda l’aspetto più strettamente motivazionale. Chi deve misurarsi con lo step intermedio della laurea breve, che si ottiene alla fine di un triennio di studi, mantiene più alta la concentrazione, è maggiormente sollecitato ed ha un obbiettivo più prossimo da raggiungere. Lo studente impegnato in un cammino lungo 5 anni può rischiare di scoraggiarsi perché vede lontano la mèta finale. In questo preciso momento interveniamo noi tutor, che abbiamo il compito di motivare costantemente lo studente dandogli la giusta percezione del percorso che sta compiendo”.
Dott. Rella, il consiglio che più frequentemente fornisce ai suoi studenti?
“Io li invito a studiare sempre con il codice a portata di mano. Saperlo consultare, tempestivamente e con perizia, fa una grande differenza e pone le basi per una carriera importante. Il codice è lo strumento principale per uno studente di Giurisprudenza”.
Stessa domanda per lei dott. Russo.
“Il mio consiglio può sembrare banale ma riguarda lo stato emotivo degli studenti. Io ripeto loro di esercitarsi a dominare l’ansia, perché un ragazzo preparato non può inficiare il risultato finale del suo sforzo a causa della pressione che sente o dell’emozione che lo manda in confusione. Io mi confronto spesso con i ragazzi che seguo proprio per valutare il reale grado di preparazione che hanno in relazione a quanto sentono la pressione e l’ansia del risultato”.