Utilizzare il linguaggio del fumetto per fare chiarezza su alcune delle principali preoccupazioni che animano l’attuale dibattito sul tema delle vaccinazioni, usando il rigore scientifico ma con un tono leggero. Nasce così “Vaccinofobia” una Graphic Novel pubblicata sul sito Graphic-News.com e pubblicato in questi giorni in edizione cartacea sul nuovo numero di Comic&Science edito dal CNR. Ne ha parlato l’autrice Claudia Flandoli, fumettista, illustratrice e biologa, intervenuta durante la diretta del programma “Genetica Oggi” su Radio Cusano Campus la Radio dell’Università Niccolò Cusano.
Come nasce l’idea di coniugare scienza e fumetto?
Sono stata contattata dalla redazione di Graphic News perché volevano che facessi luce su queste fobie da vaccini che circolavano in rete soprattutto perché in Ottobre era appena morta una bambina di Bologna a causa di pertosse. Mi sono dunque informata per capire meglio che tipo di informazioni stavano circolando in rete. Il fumetto può andare a spiegare in modo più semplice alcuni concetti ed arrivare così a più persone. C’è però bisogno anche dell’informazione “istituzionale” con relativi studi e fonti. L’idea comunque, mia e della redazione di Graphic News, era quella di aiutare le persone che ancora avevano dei dubbi riguardo i vaccini, permettere a queste persone di informarsi riguardo questa faccenda. A tal proposito l’ironia può aiutare a coinvolgere di più il lettore. Possono dire inoltre che personalmente ho fatto diversi lavori a fumetti in relazione a temi riguardanti la salute. Ultimamente un progetto sul tema della dislessia, un altro sulle differenze anatomiche del cervello fra uomini e donne basandomi sui risultati di un lavoro scientifico e continuo a muovermi in questo campo.
Attualmente abiti a Londra. In Inghilterra com’è l’atteggiamento rispetto ai vaccini?
Credo che il problema dello scetticismo nei confronti dei vaccini sia un problema abbastanza globale. Personalmente ho fatto da illustratrice per una rivista pubblicata qui in Inghilterra dove si parlava delle stesse paure. Emergevano gli stessi problemi e il mondo scientifico Inglese si stava appunto interrogando su come impostare la comunicazione per affrontare questi problemi.
ASCOLTA L’INTERVISTA COMPLETA A CLAUDIA FLANDOLI SU “VACCINOFOBIA”
La scuola Francese e quella Italiana sono le maggiori scuole quando parliamo di fumetto. Ma ancora nel nostro paese c’è la percezione che sia solo qualcosa ad uso e consumo dei bambini. In Inghilterra com’è la situazione?
E’ vero, anche se in Italia Zerocalcare sta facendo capire che il fumetto può essere molto di più di un prodotto esclusivo per l’infanzia. Non scrivo quasi mai per lettori Inglesi ma principalmente per Italiani quindi il mio sguardo su questo è parziale, posso solo raccontare la mia esperienza di lettrice. A tal proposito secondo me ci sono buoni autori come Luke Pearson, Jon Mc Naught, Gemma Correll per dirne solo alcuni e case editrici come la Nobrow che fanno cose bellissime.