Giornalista, conduttore televisivo e radiofonico ed autore televisivo. Molti sono i talenti di Pierluigi Diaco, un ragazzo che, nonostante la sua giovane età, lavora nel mondo dello spettacolo da tanti anni. Il suo successo è indiscusso ma esiste anche una parte del pubblico italiano che non lo ha in simpatia. Pierluigi Diaco ha provato a parlarne ospite del cantautore BUSSOLETTI nella sua trasmissione LINGUE A SONAGLI su RADIO CUSANO CAMPUS. Vediamo cosa è venuto fuori.
Sull’accusa di essere un raccomandato di ferro: “Io un raccomandato di ferro? C’è sempre stato un pregiudizio su di me e sul percorso che ho fatto. Vengo da gente come Sandro Curzi, Maurizio Costanzo e Claudio Cecchetto e s’è sempre pensato che dietro di me ci fosse qualcuno, anche a livello politico, che scalpitasse per impormi. E invece io non sono “figlio di” e non ho protettori. Ho sempre lavorato e il lavoro me lo sono cercato da solo. Comunque non mi importa niente di questa etichetta che mi danno”.
Sulle molte critiche ricevute in questi anni: “Francamente ognuno può scrivere su di me quello che vuole. In tutti questi anni non ho mai risposto alle critiche che mi sono state mosse. Non è nel mio stile perché penso che ognuno abbia il diritto di esprimere la propria opinione e sono orgogliosamente destinatario da anni di diffidenze e pregiudizi. Non ho mai sentito l’esigenza di rispondere, mi scivola tutto addosso perché questi sono mondi autoreferenziali”.
Su quanto “vero” fosse all’Isola dei Famosi: “Non sono certo andato lì pensando di dovermi comportare con naturalezza. È ovvio che la mia intimità non la dono davanti alle telecamere. Essere veri in quelle circostanze? Ma figuriamoci! Ero perfettamente consapevole di fare la televisione”.
Sulla sua giovinezza: “Maurizio (Costanzo) mi ospitava quando io non avevo neanche diciotto anni e stavo ancora a scuola. A quell’età andavo poco in discoteca perché non mi piaceva moltissimo ma adoravo la musica elettronica per cui andavo di più ai rave”.
Su chi rinnega le sue origini del Maurizio Costanzo Show: “La riconoscenza è un sentimento della viglia”
Sulla scena romana musicale degli anni 90: “Perché non c’è più? Perché non c’è mai stata. E’ stata una semplificazione giornalistica. Il Locale era fatto da gente appassionata e per bene che invitava musicisti e ragazzi talentuosi per farli suonare ma non era una scena. Gente come Gazzè, Silvestri o Fabi non ambiva ad apparire insieme e questo era ed è un bene”.
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Ascolta qua l’intervista integrale di LINGUE A SONAGLI
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