Femminicidio. Cinzia Mammoliti, criminologa, tra i massimi esperti in Italia di psicologia criminale, è stata intervistata nel corso della mattinata odierna da Radio Cusano Campus, per parlare di questa tematica tornata prepotentemente alla ribalta dopo l’efferato omicidio di cui è stata vittima a Roma la giovanissima Sara Di Pietrantonio
Femminicidio. La criminologa Cinzia Mammoliti ne ha parlato stamattina su Radio Cusano Campus, specificando che la violenza sulle donne molto spesso è anche e soprattutto psicologica: “Nei casi di violenza psicologica, che sono tantissimi, non c’è sempre una violenza di tipo fisico. Ma bisogna comunque vigilare e stare attente. Le donne devono muoversi prima che accada l’irreparabile. L’identikit del soggetto potenzialmente pericoloso è tracciabile: in tutti i casi di stalking e di persecuzione si parte da un uomo egocentrico, individualista e narciso, che pensa di disporre degli altri come se fossero oggetti. L’uomo in questi casi è maltrattante, arrogante, affetto da disturbi della personalità che rarissimamente vengono diagnosticati, visto che chi ne è affetto difficilmente va a farsi fare una diagnosi. Chi è affetto da patologie del genere, non va dai medici a chiedere aiuto”.
Femminicidio. Quali sono i profili da “minotorare”?La criminologa Cinzia Mammoliti ha spiegato quali possono essere, per una donna, i primi campanelli d’allarme: “I primi campanelli d’allarme? Quando la vittima sente che sta vivendo un disagio e non riesce più a comunicare con il partner. Quando l’uomo non ha il controllo di sé, scatta spesso, perde facilmente la calma e varia troppo spesso d’umore. Campanelli d’allarme sono i ripetuti messaggi e i ripetuti tentativi di messaggio, quando si chiede di essere lasciate in pace. Bisogna muoversi ai primi segnali, denunciare, andare alla polizia. Il momento della fine di una storia è sempre delicato”.
Femminicidio. La criminologa Cinzia Mammoliti, poi, ha spiegato qual è il comportamento da seguire davanti a un partner lasciato che non smette di perseguitare l’ex compagna: “Il comportamento da seguire quando si è alla fine di una storia e si avverte un senso di oppressione? L’atteggiamento più idoneo da adottare è quello del silenzio, silenzio finalizzato a non alimentare aspettative ed illusioni nella controparte. Evitare messaggi, chiamate anche brevi, bisogna far capire alla controparte che il rapporto è stato troncato. Serve una sorta di silenzio stampa, bisogna aspettare che l’abusante si plachi e al limite minacciarlo di ricorrere alle forze dell’ordine. Mai rispondere ai messaggi, mai rispondere al telefono, mai dar seguito alle richieste di contatto”.
Femminicidio. Secondo la criminologa Cinzia Mammoliti, può essere fondamentale, per le donne, negare sempre l’ultimo appuntamento. “L’ultimo appuntamento è sempre il più pericoloso. Quando nella mente dell’abusante scatta l’idea che non c’è più nulla da perdere, scatta il pericolo, scatta la premeditazione. L’abusante capisce di aver perso la donna e chiede l’ultimo appuntamento, prova a dire alla donna di vederlo un’ultima volta, magari cercando di convincerla con regali, fiori, ricatti affettivi. Negare sempre l’ultimo appuntamento è essenziale. Il molestatore e il potenziale omicida gioca molto spesso sul ricatto affettivo, molto spesso finge di mettere in atto dei tentati suicidi, cerca in ogni modo di riportare la donna nella propria vita. Gioca sulla leva emozionale.
Vorrei sapere come dovrebbe comportarsi una donna che subisce violenze psicologiche costanti e martellanti. Non ci sono minacce di morte o violenze fisiche il che rende difficile una denuncia alle forze dell’ordine. Il silenzio come contromisura? non si considera i molteplici casi in cui con l’ex partner si condividono figli. Questa circostanza rende impossibile la negazione di un contatto sia fisico che verbale.
infatti…io per tenerlo buono lo faccio chiamare dal bambino ogni volta..in modo tale che non si attacchi a nulla….
fino a ieri 300 messaggi, fiori, foto ecc…
con un bimbo come si fa a non avere contatti?