La Sharing Economy, il cui corrispettivo in italiano può essere racchiuso nella dicitura “Consumo collaborativo”, è un modello di mercato ibrido che fa riferimento al sistema peer-to-peer secondo il quale la condivisione si basa sull’accesso a beni e servizi. Il fenomeno Sharing Economy rappresenta uno dei cambiamenti epocali dei giorni nostri, su cui vale la pena riflettere e che sta portando enormi benefici. Siamo da tempo a caccia di dati che servano a convincerci che qualcosa stia accadendo e gli studi realizzati in materia dimostrano che il campione percentuale di chi si sta avvicinando alla sharing economy è in crescita.
Uno dei motivi per cui l’Università N. Cusano ha deciso di strutturare una tavola rotonda sul fenomeno Sharing Economy e, contestualmente, realizzare un’infografica sul tema è proprio questo: la carenza di dati certi, la mancanza di un riferimento preciso sull’identikit di chi investe su questo sistema alternativo di fare mercato, l’individuazione dei servizi e delle piattaforme che ruotano attorno ai principi della condivisione temporanea. L’infografica realizzata dall’UniCusano è estremamente funzionale nel dipanare i principali dubbi che gravitano attorno alla Sharing Economy e nel dare la giusta dimensione di quello che viene definito come il fenomeno economico più rivoluzionario dei nostri tempi.
L’Italia è tra i primi tre paesi in Europa in fatto di Sharing Economy relativamente a due aspetti fondamentali: quanta parte della popolazione conosce in percentuale il significato di Sharing Economy, ci attestiamo sul 38% del totale dei cittadini, e quanti sono numericamente gli utenti di questo modello di mercato (il 5% della popolazione). In questa speciale classifica ci precedono la Turchia (52% di conoscitori e 9% di utenti) e la Spagna (37% conoscitori e 6% di utenti). Ma chi usa di più la Sharing Economy nel nostro paese? Il profilo stilato ci parla di un utente con meno di 44 anni di età, nel 56% dei casi uomo e nel 44% donna, con provenienza geografica abbastanza omogenea e prevalenza per il Nord-Est del paese.
I dati rilevati dall’infografica hanno rappresentato una solida base di partenza per avviare i lavori della Tavola Rotonda dal titolo “Sharing economy e sviluppo sostenibile. Impresa, condivisone e profitto”, svoltasi presso l’UniCusano e che ha visto la partecipazione di illustri relatori, tutti provenienti dal mondo accademico, dell’innovazione e dell’impresa. Dopo i saluti del Magnifico Rettore, prof. Fabio Fortuna, è toccato al Preside della Facoltà di Economia, prof. Mario Risso, introdurre i lavori:
“Affrontando il fenomeno definito di sharing economy andiamo a trattare la condivisione di beni, materiali e umani, da parte di persone e organizzazioni diverse per produrre e consumare quei beni stessi. La Sharing Economy è una modalità di produzione innovativa che deriva dall’utilizzo della tecnologia, che ha offerto un contributo essenziale per il suo sviluppo. Oggi il consumatore può partecipare alla produzione stessa di beni e servizi oltre che alla condivisione degli stessi. Anche la crisi ha avuto una parte in tutto questo, pensiamo ad esempio alla condivisione dei luoghi di lavoro, i cosiddetti spazi di coworking. Sono nate e nascono continuamente nuove idee e forme di innovazione che poi diventano lievito per ulteriori e importanti innovazioni, come è successo nel caso di AirBnB e in tanti altri che si verificano ogni giorno”.
Dopo aver contestualizzato la tematica trattandola dal punto di vista prettamente accademico, con l’intervento del prof. Francesco Casale, Docente di diritto commerciale Università di Camerino, è toccato al mondo dell’impresa illustrare il fenomeno Sharing economy dalla parte di chi lo ha cavalcato e di chi ci ha creduto ed investito. In questo senso particolarmente interessante l’intervento del Dott. Pietro Cesati, fondatore e Ceo di Soisy, una startup di social lending che permette a chi ha bisogno di un prestito personale di essere finanziato da investitori privati:
“Soisy, molto semplicemente, ti permette di condividere denaro. Di fatto la nostra start up concede la possibilità, in un regime di peer to peer lending, di condividere un bene. Chiunque abbia necessità di accedere ad una somma di denaro può non chiederla ad una banca o a un istituto finanziario ma ad altri privati. Sono stato a capo del risk management di BNL e ad un certo punto ho smesso di credere nel modello delle banche e ho deciso di fondare una startup della sharing economy, con un modello di business innovativo e un modello organizzativo remoto e agile. L’anno della Sharing economy non è quello che stiamo vivendo, sarà sempre il prossimo perché questo è il modello del futuro”.
L’incontro si è rivelato particolarmente utile anche per riflettere sulla proposta di legge presentata alla Camera dei deputati “Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell’economia della condivisione”. In questo senso di fondamentale importanza la presenza degli Onorevoli Veronica Tentori e Ivan Catalano, membri dell’Intergruppo Innovazione e primi firmatari della proposta di legge, che con i loro interventi hanno chiuso una proficua giornata di lavori.
Infografica a cura della Facoltà di Economia di Roma di Unicusano
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