Quattro album in un anno è roba da doping artistico. La verità è che Luka Zotti si droga della sua creatività a cui non pone limiti né temporali né di confine. Il suo nuovo lavoro, infatti, “Chillout Experience Vo.2”, parla molte lingue del mondo. Scopriamone di più chiacchierandone direttamente con Luka Zotti.
Sei molto attivo nelle pubblicazioni. Non potresti fare una trasfusione del tuo sangue ai Bluvertigo che non riescono a sfornare il disco nuovo?
Beh, in effetti quattro album in un anno sono parecchi ma quando c’è l’ispirazione bisogna seguirla. Sì, perchè il mese scorso ho pubblicato “Chillout Experience Vol.2” e a fine maggio verrà pubblicato un nuovo album intitolato “Baia del Silenzio” composto, prodotto e suonato da me. Per essere più precisi uscirà a nome “Gruppo ZhEN” (di cui sono co-fondatore) e includerà musica e visualizzazioni sui quattro elementi con testi e voci di diversi insegnati yoga e lifecoach.
Oltretutto avrei già pronto anche il disco “Chillout Experience Vol.3” ma, come puoi bene immaginare, non ho avuto il tempo di registrarlo
Sì ma i Bluvertigo?.
Riguardo i Bluvertigo, gli auguro di creare un bel nuovo disco, li ho seguiti molto durante i loro primi due album (che ho praticamente consumato, al contrario dei successivi). Ho anche incontrato diverse volte Morgan e Sergio anche se non credo si ricordino di me o forse sì.
Registrare un disco dal vivo che svantaggi dà? E’ più difficile?
Non trovo svantaggi, anzi si coglie l’atmosfera dell’evento. Ho sempre sentito “un qualcosa in piu” negli album live, qualcosa di intangibile ma di vivo e pulsante.. Lo scorso anno dopo la pubblicazione di “Chillout Experience Vol.1” sono partito in tour tra Italia, Svizzera e Austria. Una caratteristica del progetto è l’improvvisazione musicale e l’alternanza dei miei musicisti, dunque ogni concerto è diverso dall’altro, per questo motivo ho pensato di registrare il tutto come ricordo delle belle sonorità che si creavano. Poi riascoltando il materiale mi sono reso conto che c’era un disco live già pronto. Anzi, ho faticato a selezionare le tracce da escludere.
Come è avvenuto l’incontro con Melissa Janet?
Tramite amici che abbiamo in comune: una bravissima musicista e artista, dipinge anche e crea oggetti di artigianato bellissimi.
Molto forte anche la collaborazione con il sassofonista Alan Rusconi presente in quasi tutti i brani dell’ultimo album e nei due precedenti, un musicista davvero sensibile e molto creativo.
Si dice che l’italiano sia ostico fuori dai nostri confini e tu che, fai, tiri fuori il creolo?
Mi piace spostare i limiti e i confini, sperimentare ed essere aperto, in questi due album “Chillout Experience” si è cantato in creolo delle Seychelles (dialetto delle isole), inglese, francese, mongolo, in alcuni live anche in tedesco. Magari nel prossimo album una spruzzatina di italiano (o dei dialetti) ci potrà essere..
“Bato pe ale (Le barche vanno, tradotto in italiano)” è il primo singolo cantato in creolo delle Seychelles. Come va la “barca” di questo paese?
Purtroppo galleggia quando invece potrebbe andare a piene vele!!! Si, non servirebbe nemmeno il carburante, abbiamo avuto in eredità tanta di quell’arte, archeologia e bellezze naturali che potremmo vivere anche solo grazie quello, turismo e valorizzazione dei nostri bene culturali. Tutto il mondo ci invidia per questo patrimonio che abbiamo. Cerchiamo di valorizzarlo, ridargli vita e importanza e allora le vele ci porteranno lontano, non solo in termini economici ma anche di apertura mentale e di cuore.