Lo spaccio al Pigneto continua. Il quartiere resta ostaggio degli spacciatori. Lo spaccio al Pigneto non accenna a diminuire, nonostante almeno a parole politici e forze dell’ordine abbiano dimostrato nel corso degli ultimi mesi di avere a cuore la questione.
Spaccio al Pigneto, lo sfogo di un commerciante su Radio Cusano Campus. Si chiama Filippo, fuori dalla sua gelateria ha attaccato un cartello in cui scrive di essere sotto attacco mafioso.
Spaccio al Pigneto, ecco il racconto di Filippo: “Io lavoro tante ore al giorno in quartiere difficilissimo, da quattro anni ostaggio degli spacciatori che operano davanti alla mia gelateria in qualsiasi ora del giorno e della notte. Spadroneggiano, danno vita a risse, discutono, litigano, gli ho detto di andare via e per questo hanno tagliato una pianta di vite che avevo davanti alla mia gelateria da più di vent’anni”.
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Spaccio al Pigneto, Filippo, piccolo imprenditore, lancia un vero e proprio grido d’allarme: “Questa gente spaccia su queste strade da anni, mi dicono che devo cambiare casa e che non devono rompere. Ieri davanti alla mia gelateria c’erano tre ragazzi che si stavano bucando, ho provato a dirgli di lasciar perdere, ma è difficilissimo andare avanti così. A venti metri dalla gelateria, abbiamo trovato due che si bucavano, altre quattro o cinque persone che si stavano facendo di crack. Se provo a chiamare la polizia per segnalare che ci sono schiamazzi fortissimi e risse tra spacciatori, mi dicono di chiamare i vigili urbani. Come faccio ad andare avanti così? Per sfregio stanotte mi hanno tagliato la vite che avevo piantato 20 anni fa e che era l’orgoglio di via Pesaro. E’ stato un attacco mafioso”.
Spaccio al Pigneto. Secondo Filippo non mancano veri e propri metodi mafiosi: “Loro si comportano da mafiosi. Hanno voluto fare una ritorsione vigliacca contro le mie proteste. Proprio come agiscono i mafiosi. Qui c’è un’organizzazione criminale che utilizza ragazzi spacciatori come se fossero soldatini e che vengono cambiati ogni sei mesi. Stiamo facendo una grossa pressione con il Prefetto, io sono disperato, non voglio lasciare questa gelateria, ci lavorava il mio bisnonno, sono loro a doversene andare, non noi. La verità è questa è una zona a spaccio controllato, secondo me le autorità vogliono tenere gli spacciatori qui per non farli andare da altra parte. In quattro anni ho perso l’80% del fatturato”.