Unica nel suo genere è l’autrice del contorto e avvincente romanzo: “Se morisse mio marito”, scritto nel 1933 dalla celebre scrittrice britannica Agatha Christie .
Ho scelto questo libro perché, sebbene io abbia voluto recensire un nuovo genere, la letteratura gialla, non ho voluto accantonare le protagoniste femminili. Accanto all’ineffabile investigatore Poirot, emerge infatti la figura di Jane Wilkinson, nota attrice di teatro, donna affascinante, amorale e dalla personalità istrionica. Differentemente dai libri da me analizzati precedentemente, dove le donne erano accumunate da una personalità poco dominante ed un carattere fragile, le figure femminili in questo romanzo sono donne di successo, ostinate e determinate; sospettate anche di omicidio ed infine fatali.
Una singolare richiesta ricevette Poirot dall’attrice Jane: persuadere il bisbetico marito a concederle il divorzio per potersi risposare con l’ambito duca di Merton. Forte è lo stupore quando recandosi da Lord Edgware, l’ispettore scopre che precedentemente costui aveva già inviato una lettera alla moglie , in cui comunicava di acconsentire al divorzio, lettera che Jane nega di aver ricevuto. Lo scenario si infittisce ancora di più quando l’ispettore Japp comunica a Poirot che Lord Edgwar è stato ucciso durante la notte nella sua casa di Regent Gate, pugnalato al collo.
Il sospetto che a pugnalarlo sia stata la moglie cade quando diverse persone testimoniano che, nelle ore in cui si è svolto l’omicidio, la donna era ospite a cena presso la villa di Sir Montagu Corner, a Chiswick. I numerosi indiziati complicano le indagini di Poirot, molti sono infatti coloro che desideravano la morte dell’ egoista e spietato Lord Edgware. Chi ha ucciso il padrone di Regent Gate? E chi ha assassinato altre due vittime per paura di essere smascherato? Sarà l’osservazione di un passante udita casualmente a condurre l’investigatore alla soluzione del mistero.
Ammetto di essere una di quelle lettrici che fin quando Poirot o Miss Marple non svelano il mistero che si cela dietro i delitti non è in grado di ripercorrere i movimenti dell’assassino. Sebbene l’autrice sparga sempre indizi, apparentemente poco rilevanti, giunta alla conclusione del libro inevitabilmente penso: Come ho fatto a non capirlo prima?
Non posso fare a meno di decantare la bravura della regina dei gialli che rende ovvio l’insospettabile attraverso un fuorviante intrigo che incuriosisce e stupisce continuamente i suoi lettori. In uno scenario artefatto, dove ogni personaggio indossa una maschera nulla è come sembra, e attraverso innumerevoli: colpi di scena, inganni e travestimenti l’autrice crea un intreccio criminale, a dir poco geniale. Consiglio la lettura di questo libro che, sebbene sia poco conosciuto, lascia inevitabilmente sorpresi i suoi lettori.
Camilla Miglio