La regina delle sigle dei cartoni animati Cristina D’Avena, reduce dalla consacrazione nazional-popolare all’ultimo Festival di Sanremo, si racconta ai microfoni di LINGUE A SONAGLI su Radio Cusano Campus. Al cantautore Bussoletti svela qualche rimpianto della sua carriera, qualche sogno e l’indentikit dell’uomo ideale.
Sull’identikit del suo uomo ideale: “Deve avere occhi penetranti, che parlano. Non deve essere troppo magro ma deve comunque avere un bel fisico. Se avesse anche qualche soldino da parte non guasterebbe. Sembra l’identikit di Giuseppe Cruciani? Beh lui è un bell’uomo. Comunque va bene”.
Sullo scherzo di Mazzoli: “E’ stato molto imbarazzante. La prima notte che lui mi ha chiamato non avevo capito chi fosse. Mi ha fatto quella domanda a bruciapelo ed io ho subito attaccato pensando fosse uno strano. Poi mi ha richiamato ed ho iniziato a capire che c’era dietro lo Zoo di 105 e alle Iene ho avuto la conferma. Quando mi hanno richiamato tutti insieme dicendomi mille cose indicibili, ridevo e cercavo di farli smettere”.
Sui suoi guadagni passati: “Io sarei la regina dei precari? Non lo so ma so per certo che non ho scritto i testi delle mie canzoni. Non mi arrivano sei milioni di euro di diritti Siae al mese. Non condanno niente o nessuno, sia chiaro, ma non posso farci nulla se quei testi non li ho scritti io e, quindi, non ho quei guadagni. Per esempio non mi arriva nulla per Mila e Shiro che ancora suona molto in giro”.
Sui rimpianti della sua carriera: “Se avessi la bacchetta di Creamy mi farei recitare ancora. Qualcuno sa perché non ho potuto continuare a farlo dopo “Kiss me Licia”? Io farei una reunion adesso per raccontare Kiss me Licia ai giorni nostri. Mi dispiace molto anche non aver finito gli studi in Medicina come sognava mio padre. Sarebbe stato bello diventare neuro-psichiatra infantile”.
Sulla poca considerazione che hanno di lei i critici: “Si pensa che le sigle dei cartoni animati siano solo legate alla nostra infanzia ma, invece, è musica che accompagna la nostra vita. Faccio tantissimi concerti in cui il pubblico è numeroso e felice di ascoltarmi e c’è gente di diverse generazioni. Cari critici, venite a vedermi almeno una volta. Non ci credo che un critico non abbia almeno una sigla di cartone animato con cui si emoziona ed è cresciuto. Chi è che rinnega l’infanzia?”.
Sull’ultimo Festival di Sanremo: “Di palchi ne ho fatti tanti dal mio esordio nel 1982 ma quello dell’Ariston è adrenalinico. Avevo una paura incredibile. Forse è quella scalinata che ti separa dal cantare. Se fossi in gara, mi mancherebbe il respiro come accadde a Fiorello anni fa”.
E IL WEB IMPAZZA:
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