Alfonso Sabella nei suoi anni siciliani fu ribattezzato il cacciatore di mafiosi. Per questo l’intervista di Riina in Rai proprio non gli è andata giù. Parlando dell’intervista di Riina in Rai Sabella si è mostrato arrabbiato. Deluso. E per certi versi anche molto preoccupato. Perché il male, purtroppo, attira.
Riina in Rai, Sabella ha sperato fino all’ultimo che l’intervista al figlio del capo dei capi di Cosa Nostra non andasse in onda. Le aspettative di Alfonso Sabella, però, sono state deluse. L’intervista a Riina è stata mandata. Vespa non è tornato sui suoi passi: “Non l’ho vista e mi rifiuto di vederla. Non voglio vederla, preferisco evitare. Io ho arrestato uno dei figli di Riina, il fratello maggiore di Salvo JR. Questo è uno dei motivi per cui ieri ho chiesto che questa intervista non venisse mandata in onda”.
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Alfonso Sabella ha arrestato il fratello maggiore del Riina che ieri è stato ospite di Porta a Porta, storica trasmissione Rai: “Era il 1995, avevo arrestato Bagarella, lo zio del giovanotto che ieri sera era su Raiuno. Stavo indagando sul alcuni omicidi avvenuti a Corleone e sulla scomparsa di un agronomo. Nell’ambito di queste inchieste ero giunto alla conclusione che era possibile che uno dei figli di Riina, Giovanni, fosse coinvolto negli omicidi. Quando l’ho arrestato, dopo la cattura di Brusca, la sorella, Concetta Riina, primogenita del capo dei capi, iniziò ad insultarmi e ad attaccarmi perché avevo arrestato questo ragazzino, che aveva una ventina d’anni. Successivamente troverò le prove per quattro omicidi e Gianni Riina fu condannato all’ergastolo per questi reati. Uno lo aveva strangolato materialmente istigato dallo zio Leoluca Bagarella che doveva insegnarli come fare ad ammazzare una persona. Questi sono i fratellini di cui ieri parlava Salvo Jr da Vespa. Uno ha strangolato materialmente una persona ed è stato complice di altri tre omicidi. Questa vicenda mi ha colpito e coinvolto a livello personale, perché a seguito dell’arresto di Giovanni Riina io ho vissuto una esistenza drammatica, mi spostavo di notte a fari spenti, mi portavano in giro in finti furgoni frigoriferi, mi muovevo come un fantasma, perché la famiglia Riina mi aveva dichiarato guerra. Per me era arrivato addirittura un melone bello grosso col timer. Io ringraziando Dio me la sono cavata, altri purtroppo no”.
Anche per questo Alfonso Saballa è particolarmente contrariato dalla decisione di Vespa, che ha mandato in onda l’intervista di Riina in uno dei programmi di punta della Rai. E neanche possono essere fatti, secondo Sabella, paragoni tra l’intervista a Riina in Rai e quella concessa sempre a Vespa da alcuni esponenti della famiglia Casamonica: “”Riina è il carnefice massimo che abbiamo avuto in Italia. Non stiamo parlando di Vittorio Casamonica, stiamo parlando di Salvatore Riina, l’uomo che ha messo in ginocchio il paese, provocando la morte di migliaia di persone. Il paragone con l’intervista dei Casamonica, mi sbaglierò, è totalmente fuori luogo. Quanto accaduto ieri è totalmente estraneo al servizio pubblico, un servizio che pago anch’io. E dirò di più, se non fosse stato inserito il canone in bolletta non avrei pagato più il canone, avrei aspettato l’ufficiale giudiziario. E la cosa legata alla promozione del libro è gravissima. Il papà di questo signore ha determinato il panico del paese in quegli anni e questo oggi viene sul servizio pubblico che pago anch’io a dire quant’era buono suo padre? E’ stato oltraggiato il paese. Non riesco a capire la determinazione nel mandare in onda questa intervista. Cos’erano, contratti pubblicitari a cui non si poteva rinunciare?”
Riina in Rai, non si placano le polemiche. E Sabella non nasconde la sua preoccupazione. Perché il male attira. E per spiegarlo ha raccontato un aneddoto: “Sicuramente la puntata “riparatoria” avrà meno ascolti rispetto a quella di ieri. Non c’è dubbio su questo. Il male tira. Controllavo la censura delle lettere che arrivano a Bagarella e a Giovanni Riina. Sa quante donne erano innamorate di questi personaggi? Quante lettere d’amore gli arrivavano? Arrivavano valanghe di lettere di donne innamorate del male. Io di uomini non ne capisco ma non credo che Giovanni Riina e Leoluca Bagarella siano due grandi fusti. Eppure arrivavano valanghe di lettere d’amore da parte di tantissime donne. Questo è il male che tira. E spero che ieri nessun ragazzino che ha avuto modo di vedere l’intervista non abbia ricevuto qualche messaggio positivo da questo personaggio. Temo però che così non sia stato. Il male attira. Andare ad inserire degli elementi di disturbo nei confronti dei ragazzi in questa subcultura supera ogni limite. Questa valorizzazione del male è pericolosa. Noi abbiamo una cultura antimafiosa che è influenzata dall’immagine patinata che è passata da film come il padrino. Questi non sono uomini d’onore. Sono delle bestie che mirano soltanto a potere e soldi”.