“Edmund Brown” è l’opera prima del giovane emergente Simone Toscano, scrittore romano con la passione per lo sport e per la lettura.
Immaginate di passeggiare in una strada affollata o andare allo stadio per assistere ad una partita di football, sfiorare un passante e improvvisamente assistere alla morte, vicina o lontana, di quell’uomo. Come vive un uomo costretto a sapere, con diversi anni di anticipo, come e quando morirà il collega di lavoro o la ragazza di cui è innamorato ?
È un dono o una maledizione?
Edmund Brown lavora come barista presso il BJ Restaurant in una anonima cittadina americana, Castrol ed ha il dono o la maledizione – lascio al lettore la scelta – di vedere anzi prevedere anticipatamente la morte delle persone con cui entra in contatto nel corso della sua vita, attraverso delle visioni a cui non può sottrarsi.
All’età di 30 anni Edmund decide di vedere la prescienza o meglio le “visioni di morte” dei suoi conoscenti non più come una condanna, ma come un mezzo attraverso cui fare del bene, evitando morte e sofferenza, oppure, dando la possibilità ai protagonisti delle sue visioni, di vivere al meglio il tempo rimasto loro a disposizione.
Lo stile proprio di uno scrittore esordiente è compensato da un contenuto accattivante, tale da far vivere al lettore le angosce, i timori, le speranze ma soprattutto il coraggio del protagonista.
Consiglio la lettura di Edmund Brown, un uomo costretto ad entrare quotidianamente in contatto con l’evento più sconvolgente della vita di ogni persona, la fine della vita stessa, la morte e divenendo così tormentato ed incapace di vivere una vita “normale”, ma allo stesso tempo sensibile e altruista al punto da dedicare la sua esistenza ad aiutare le altre persone, perdendo persino talvolta di vista sè stesso e la propria vita.
Lo definirei semplicemente il “Robin Hood della morte”, che rubando la vita alla morte ridà speranza là dove tutto sembra scritto da un tragico destino.
Camilla Miglio