Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). Recentemente il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca si è interrogato circa l’aumento esponenziale di casi di dislessia, disortografia, discalculia e disgrafia che affliggono gli studenti italiani, per la precisione il 2,1% di essi, pari a circa 187mila unità.
Il dato che fa maggiormente riflettere è che tornando indietro di 5 anni gli studenti affetti da disturbi specifici dell’apprendimento erano lo 0,7% e a fare la differenza in questa forbice così ampia l’entrata in vigore di una legge, la 170 del 2010, pensata specificamente per i Dsa. Questa norma rappresenta qualcosa di unico e veramente importante a tutela di tutti i bambini o i ragazzi che hanno una difficoltà significativa dell’apprendimento, dove il termine “significativo” non viene utilizzato a caso.
Per poter parlare di Dsa, il ritardo negli apprendimenti deve essere appunto “significativo”, ovvero al di sotto di un valore medio che viene estrapolato a seguito della somministrazione di test specifici. Non si può assolutamente confondere un disturbo con una difficoltà o, ancora più banalmente, col non essere bravi a scuola. Si tratta di situazioni completamente diverse alle quali ci si approccia con metodi diversi. La certificazione di un disturbo dell’apprendimento nel nostro Paese è rilasciata per legge da una struttura pubblica, che sia essa un’Asl, un’università o un ospedale, dopo attenta analisi dei risultati di test approvati dalla Conferenza Nazionale per i disturbi dell’apprendimento.
L’iter è particolarmente serio, come lo è la legge 170 che pone l’accento su un problema che colpisce gli studenti in età scolare, non per questo affermando che un Dsa dovrà sostenere un percorso scolastico facilitato ma semplicemente un cammino che tenga in considerazione i disturbi di chi lo deve compiere e che faccia particolarmente attenzione alla ricerca delle sue capacità. La legge 170 prevede alcuni passaggi ben precisi e forse andrebbe riletta un pochino meglio perché non si fa tutto quello che è richiesto. È fondamentale un percorso formativo sugli approcci didattici più idonei ad ogni diverso disturbo, anche considerando le possibilità fornite dalle nuove tecnologie.
Sempre la legge 170 prevede l’utilizzo di misure dispensative e compensative per i ragazzi con Dsa, come l’utilizzo dei computer e dei tablet: ad oggi sono poche le scuole che ne sono dotate e ancor meno i ragazzi che ne possono disporre. Uno degli aspetti più trascurati in questo ambito è quello culturale. Non solo i professori debbono essere formati, gli stessi studenti dovrebbero conoscere meglio il significato della definizione Dsa.
Un ragazzo con disturbo specifico dell’apprendimento non va trattato in maniera diversa dagli altri compagni e andrebbe spiegato alla classe intera il perché uno studente ha bisogno del supporto di una calcolatrice o di una mappa concettuale ed un altro no. Questo è un passaggio fondamentale sia la riuscita scolastica del ragazzo con Dsa, sia per la sua inclusione all’interno del gruppo.
Prof.ssa Caterina D’Ardia – Neuropsichiatra Infantile e ricercatore di psicologia dello sviluppo all’Università degli studi N. Cusano