Siria, Ambasciatore Terzi: “Azione della Russia sempre unilaterale”
L’Ambasciatore Giulio Terzi, ex Ministro degli esteri, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, condotta da Fabio Stefanelli, su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
“Dal settembre 2015 -ha spiegato Terzi-, da quando cioè lo schieramento militare russo si è manifestato in termini estremamente rapidi, creando un’altra grande base, quella di Latakia, è stata subito grande la preoccupazione di Washington di stabilire un coordinamento stretto con l’operazione russa anti-Isis. Gli americani volevano che, anche senza pretendere che la Russia fosse parte formale della stessa coalizione messa in piedi dagli occidentali e da alcuni Paesi arabi, ci fosse un coordinamento ampio sull’obiettivo di colpire lo Stato Islamico. Verso ottobre-novembre sembrava ci fosse una crescita delle comunicazioni operative tra la coalizione e la Russia, ma in realtà la completa autonomia e unilateralità dell’azione russa si è manifestata in modo estremamente marcato nel corso delle settimane che sono seguite alla fine del settembre 2015. Gli obiettivi russi erano le forze non qaediste della ribellione siriana, quindi le forze della Siria libera e la coalizione dell’opposizione anti-Assad, mentre solo il 5% dei bombardamenti erano contro l’Isis. Gli obiettivi della coalizione guidata dagli Usa erano invece Isis e Al Nusra. Nella sostanza c’è sempre stata una costante di unilateralità e di sorpresa nell’intervento russo, perchè la Russia in Siria porta avanti la difesa incondizionata del proprio interesse nazionale. Vuole radicarsi in senso strategico nel Paese. La crescita di ruolo che Putin con grandissima abilità sta portando avanti coincide, sul piano militare, con un uso della forza che viene sempre prima dell’azione politica. Da diversi anni a questa parte il ruolo geopolitico sviluppato dal Cremlino fa molto riferimento alla sua potenza militare al contrario del soft power, che è la strada obbligatoria che l’occidente sta seguendo. Col ritiro di una piccola percentuale delle forze russe in Siria, Putin ha giocato sia la carta della comunicazione e dell’influenza dell’opinione politica occidentale facendo capire che è lui è il grande regista di tutto quello che avverrà. E ha giocato anche sull’assicurazione che ormai la presenza in Siria è un condizionamento determinante per il futuro del regime. E in questo senso la partnership della Russia con l’Iran acquisisce ancora più importanza”.
“In una recente intervista -ha affermato Terzi-, Obama ha detto che gli Usa non possono accettare che ci siano free riders nei paesi del blocco occidentale, che sfruttano le risorse economiche nell’azione militare degli Stati Uniti. E ha citato tra questi imbucati Francia e Inghilterra nel caso Libia. Obama ha sostenuto che tutta l’operazione di rimozione di Gheddafi, intervento umanitario e cambio di regime, è stato pagato dagli Usa ma ne hanno beneficiato Francia e Inghilterra. Ha riferito questo concetto anche a tutto il quadro della sicurezza europea. Gli Stati Uniti pagano il 75% delle spese militari della Nato e gli europei non mantengono da anni l’impegno di destinare almeno il 2% dei loro bilanci alle spese per la difesa. C’è una verità in quello che dice Obama, ma questo non deve giustificare una diversità di obiettivi tra i principali paesi del mondo occidentale nè può giustificare un’inazione totale, anche dal punto di vista politico. Nel negoziato sulla Siria a Ginevra c’è una politica forte e uniforme da parte di tutti i paesi occidentali o si lascia gestire tutto alla Russia e all’Iran?”
“Il regime siriano è un regime criminale -ha sottolineato Terzi-. Assad sta compiendo un genocidio, direttamente e con l’aiuto dei paesi che lo sostengono e che bombardano i civili. Usano la fuga di migliaia di siriani dal Paese come bomba umana rovesciata sull’Europa con finalità politiche. E’ un dovere della Comunità internazionale portare Assad davanti alla Corte penale internazionale. C’è un progetto di risoluzione francese in questo senso, che è stata bloccata dalla Russia, la quale ha diritto di veto e può bloccare tutto ciò che non le conviene. Però attenzione, perchè la storia della giustizia penale internazionale è una storia di tempi lunghi. L’importante è non lasciar cadere mai la responsabilità individuale dei crimini di guerra”.