Tom Waits, il jazz e una grande voce. Questi sono gli ingredienti dell’album “Waitin’4Waits” in cui la cantante jazz Raffaela Siniscalchi, una voce che fanno lavorare Maestri come Piovani e Morricone, rivista le canzoni del grande artista americano. Scopriamone di più direttamente dalle parole di Raffaela.
Tom Waits cosa può dare nel 2016?
Sono convinta che possa senz’altro ricordarci il piacere della libertà nella musica il ritorno ad una sperimentazione leggera e che rispetti di più ciò che a noi da veramente piacere piuttosto che non ciò che deve per forza essere conforme alle regole di mercato… ancora di più in un momento in cui lo stesso mercato, ed intendo quello discografico, è in profonda crisi. Come dire, tanto vale che faccio ciò che amo e come piace a me tanto, se i dischi non si vendono, almeno mi resta un prodotto coerente e profondamente creativo. Tom Waits ha cercato sempre di rispettare la sua natura che come insegnamento non è male!..
Non è che anche il jazz prima o poi finirà nelle morse di un talent?
Mio Dio, spero di no! il Jazz è un linguaggio e come tale è difficile inscatolarlo anche se lui stesso ai primordi dava spazio alle jam session che era proprio l’occasione per suonare insieme e a volte quasi sfidarsi. Non ce l’ho con i talent in assoluto, penso siano una buona occasione di crescita e visibilità. E’ che a volte risultano essere tritasassi e tengono sotto pressione chi ha scelto poi, per avere una occasione di visibilità, di partecipare.
Roma ha una sua musica che possono sentire soltanto quelli che la amano davvero?
Roma è una città bellissima ma molto difficile dal punto di vista musicale perché’ estremamente pigra e pachidermica, se vogliamo, ma i romani amano profondamente la musica e di solito hanno difficoltà ad amare ciò che non conoscono e far conoscere è difficile. Però sono fiduciosa, credo che qualcosa stia cambiando. Sarebbe fantastico adibire più spazi alla musica non solo nei pochi locali: abbiamo musei meravigliosi, io ho suonato alla “Notte dei musei “a Palazzo Braschi ed è stato straordinario e abbiamo teatri e teatrini anche sconosciuti, fabbriche abbandonate e così via. Il gioco della “decontestualizzazione” può funzionare.
Hai cantato con Morricone l’anno scorso. Sei felice del suo Oscar? Che dire ? Ho la fortuna di cantare col Maestro Morricone da circa tre anni e ho inciso con lui due colonne sonore, “La Migliore Offerta” di Giuseppe Tornatore e “En mai, Fais ce qu’il te plait” di Christian Carion. So l’amore che mette nelle sue composizioni e credo sia un riconoscimento straordinario e dovuto. Avrebbe dovuto prenderlo almeno dieci volte per i capolavori che ha scritto come “Mission”, “C’era una volta il west”, “Nuovo cinema paradiso”… per citarne solo alcuni. Sono felicissima per lui! Tanti ancora spero verranno!
Potresti gradire, come è accaduto ad altre tue colleghe, una consacrazione di popolarità con un invito a cantare al prossimo festival di Sanremo?
Sarebbe un onore davvero, ho cantato all’Ariston parecchi anni fa ancora bimba al premio Tenco nel 94, prestigioso premio sulla musica d’autore, e sarei davvero felice di ritornare su quel palco emozionante. Chissà! Non si può mai sapere, mai dire ma. Dovrei, però, avere la giusta canzone, qualcosa che rispetti la mia natura ma abbia anche la forza di arrivare alla gente… chissà che non proprio un un linguaggio jazz mischiato col mio amore per la melodia bella un po’ come è capitato con Sergio Cammariere o con Mario Biondi e in un certo senso anche con Malika Aiane che hanno stili che sento a me più vicini di altri. Sì, al festival di Sanremo sarei felice!