Umberto Eco verrà salutato oggi dal mondo, con funerali laici trasmessi in diretta dai raiuno. Un altro grande, Dario Fo, premio nobel per la letteratura nel 1997, lo saluta a modo suo, ricordando aneddoti e vicissitudini che li hanno visti entrambi protagonisti.
Ho chiamato Dario Fo nel tardo pomeriggio di ieri. Stava dipingendo, ma per parlare di Umberto Eco si è gioiosamente concesso una pausa. Meravigliandomi, ancora una volta, per la semplicità, il calore, l’umiltà che sempre dimostra.
“Dimmi tutto, caro”, ha esordito Dario Fo. Anche se in realtà immaginava. Perché quando gli ho chiesto un ricordo su Umberto Eco, ha iniziato a parlare senza sosta. Come un fiume in piena: “Prima di tutto Umberto Eco è stato uno studioso del lessico, della lingua, veramente a grandissimo livello. Una cosa che ci legava era l’attenzione al dialetto, non soltanto per quanto riguarda la lingua, ma per la forma, per l’immagine, che attraverso il dialetto si riusciva ad ottenere. Ci fu un momento in cui lui nel libro “Il nome della Rosa” aveva inserito un personaggio molto importante, quello che si inventa una lingua, tutto strano, particolare. Quel personaggio parlava una lingua particolare, che cambiava di volta in volta. Lui stesso, un giorno, mi disse che era stato ispirato dal mio Mistero Buffo, che si ispirava apertamente al mio grammelot”
Gli aneddoti che legano il maestro, Dario Fo, al grande Umberto Eco, però, non finiscono qui. E’ lo stesso Dario Fo, dopo una breve pausa, a ricominciare il racconto: “Nella versione cinematografica de Il nome della Rosa, Umberto Eco mi aveva proposto proprio di interpretare quel personaggio, ispirato al grammelot. Ho parlato anche con il regista, che era francese. Aveva l’idea, però, di deformarmi completamente il volto. Per questo non se ne fece nulla, perché io recito con la voce, con i ritmi, ma anche quando recito con una maschera, io uso il volto. Comunque, fu lui stesso a dichiarare di essersi ispirato al mio grammelot. Poi, io e Umberto Eco, ci siamo incontrati parecchie volte, in dibattiti e in feste. Una volta andai a casa sua, ero talmente intrigato dalla conversazione, che quando sono andato via presi per sbaglio il suo cappotto, lui mi telefonò scherzando e mi disse che glielo avevo rubato. Per questo, per sorridere, quando ci incontravamo mi chiamava ladro di cappotti“
Infine, a Dario Fo, ho chiesto che cosa ne pensasse di una delle dichiarazioni più controverse di Umberto Eco. Quella in cui disse che internet ha dato diritto di parola agli imbecilli: ” “Quando disse che internet ha dato diritto di parola agli imbecilli? Lui amava il contrasto, il paradosso. Io sono d’accordo, comunque. Internet ha dato il diritto di parola agli imbecilli, che crescono, sono sempre di più, che non sono tali solo perché sono ciechi di cervello e non vedono il mondo, ma anche perché non hanno alcun tipo di capacità di indignarsi. Non sono solo imbecilli, sono anche leccapiedi”.