Un progetto di portata internazionale condotto dal Politecnico di Copenaghen. Un team composto da professori e ricercatori provenienti da tutto il mondo, un insieme di eccellenze ed un solo partecipante esterno, il prof. Daniele Barettin, fisico in forza all’Università degli studi N. Cusano. Per descrivere meglio l’importanza e la portata di questo progetto ribattezzato attraverso l’acronimo Q.U.E.E.N.S., il prof. Barettin ha parlato ai microfoni di Radio Cusano Campus, emittente ufficiale dell’ateneo per cui insegna.

Prof. Barettin, lei è l’unico partecipante esterno al progetto Q.U.E.E.N.S. Di che cosa si tratta e perché questo nome curioso?

“C’è da dire che ingegneri e fisici sono sempre molto fantasiosi quando si trovano a dover ribattezzare un nuovo progetto. Nel caso specifico la dicitura per esteso è fin troppo complicata. Si tratta di un progetto che fa capo al Politecnico di Copenaghen ed è finanziato dal più grande fondo privato che sostiene la ricerca in Danimarca. L’idea che anima Q.U.E.E.N.S. nasce in Danimarca ma beneficia dell’esperienza e delle competenze di studiosi di tutto il mondo, il progetto ruota attorno alla fisica dei materiali e non scendo nel dettaglio perché poco fruibile per i non addetti ai lavori. Le sue applicazioni, però, sono particolarmente pratiche: attraverso la nanotecnologia e la fisica quantistica possono essere realizzati dispositivi medici in grado di vedere l’infinitamente piccolo, oppure generatori per nuovi sistemi di comunicazione, solo per fare un paio di esempi”.

Sistemi di finanziamento per la ricerca scientifica: prof. Barettin, si parla anche di questo in team di lavoro come il suo, dove si conoscono colleghi di tutto il mondo e dove si affrontano le criticità dei diversi paesi di provenienza?

“Mi capita di parlare dell’Italia e lo faccio con amarezza per ciò che riguarda il nostro sistema di fare ricerca, uno dei più sottofinanziati d’Europa. Ho lavorato spesso all’estero, ho conseguito un dottorato proprio in Danimarca e trascorso un paio d’anni anche in Russia. La mia lunga esperienza all’estero sta alla base del mio incontro con l’UniCusano, che punta forte sulla ricerca e sulla formazione internazionale dei ricercatori. Il grande paradosso italiano sta tutto qui: la formazione accademica è eccellente ma poi solo al di fuori del paese siamo finanziati ed apprezzati veramente. Quando mi è capitato di lavorare a progetti di ricerca italiani, il finanziamento proveniva per lo più da fondazioni private, o, in alternativa, da fondi europei”.

Unico membro esterno al progetto Q.U.E.E.N.S. E’ orgoglioso di questo?

“indubbiamente sì. C’è da dire che la mia lunga esperienza di studio qui in Danimarca mi ha favorito. Con il vice direttore del Politecnico di Copenaghen ho lavorato per molti anni, da lui ho appreso tanto e lo considero un po’ come il mio mentore. È lui che mi ha voluto ed io sono stato entusiasta sin da subito di partecipare a questo importante progetto”.