Il 4 febbraio si è celebrata la Giornata mondiale contro il cancro. Un momento di riflessione e sensibilizzazione nei confronti di una patologia “dai mille volti” che sta segnando il nostro tempo. Secondo gli ultimi dati ogni giorno in media mille italiani si ammalano di tumore, circa 363.000 nel solo 2015. La ricerca però non si arresta e prosegue la sua corsa verso nuovi e moderni trattamenti. Recentemente, per esempio, i ricercatori dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) hanno identificato un nuovo gene coinvolto nella riparazione del DNA capace inoltre di preservare la stabilità del genoma umano. Della ricerca ne ha parlato il suo coordinatore, il Dott.Antonio Musio, ricercatore presso il CNR intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano, durante la diretta del programma Genetica Oggi.

Dott.Musio, un gene coinvolto nella riparazione del DNA. Ci aiuti a capirne di più.

Il nostro DNA è sottoposta ad una serie di danni continui dovuti sia ad azioni esterne, sia al nostro metabolismo. Ci sono all’interno della cellula dei meccanismi che impediscono che questi danni vengano fissati e riparano dunque il DNA. Questo processo è fondamentale per la sopravvivenza della cellula e per impedire lo sviluppo di patologie molto gravi come i tumori. Noi abbiamo studiato un particolare gene chiamato: “Smc1b”. Abbiamo dimostrato che questo gene svolge una funzione fin’ora ignota, ossia quella di riparare il DNA.

Possiamo immaginare un percorso terapeutico, futuro, che prende le mosse proprio da questo vostro studio?

Possiamo dire che il nostro lavoro ha portato un “pezzetto” di conoscenza in più sul perché le cellule si trasformino in cellule tumorali.

Quali le forme tumorali coinvolte da questa mutazione?

Le mutazioni riportate sono le più varie. Ci sono le mutazioni del colon o della vescica tanto per fare un esempio.

Da chi è stata finanziata la ricerca?

La ricerca è stata finanziata grazie al generoso contributo dell’AIRC e anche attraverso il finanziamento della ricerca da parte dell’istituto Toscano dei tumori che finanzia gruppi di ricerca che operano in Toscana. Aggiungo che la ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Scientific Reports.

C’è bisogno di comunicare la ricerca medica, oggi più che mai?

Certo è fondamentale perché attraverso la comunicazione dei nostri risultati possiamo rendere più chiaro il come vengano spesi i finanziamenti che noi riceviamo e rendere così più vicina la ricerca alle persone.

Cosa si augura per il futuro riguardo la ricerca sul Cancro e riguardo la sua professione?

Riuscire a portare nuove conoscenze sui meccanismi alla base della formazione dei tumori. In questo caso quello che noi faremo sarà quello di analizzare tumori specifici come quello della vescica per cercare un nesso causale fra il gene e il cancro.

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