Lago Ciad tra terrorismo, sviluppo e cooperazione internazionale
Alla conferenza di Parigi sul clima, alcune nazioni africane hanno chiesto agli Stati dell’Occidente di affrontare il problema irrisolto dello sviluppo economico dell’Africa, a partire dalla necessità di infrastrutture idriche. All’incontro del 30 novembre tra il Presidente francese Hollande e i rappresentanti di dodici nazioni africane, il Presidente del Niger Mahamadou Issofou e il Presidente della Nigeria Muhammadu Buhari hanno posto direttamente il problema della rivitalizzazione del Lago Ciad per invertire il processo di impoverimento che è causa di migrazioni e proliferazione del terrorismo. Il lago Ciad è un lago molto importante non solo da un punto di vista geologico, ma soprattutto da un punto di vista economico. Ha parlato di questo tema l’ex Ministro delle finanza del Ciad, Rozi Mami, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, condotta da Fabio Stefanelli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
“Questo lago –ha spiegato- è considerato patrimonio naturale dell’Unesco, ha una grande importanza storica. C’è una Commissione che si occupa proprio di concretizzare i progetti per rivitalizzare questo lago. Il primo problema era di tipo geologico di sopravvivenza del lago, ora invece si passa a una situazione di importanza umanitaria. Ci sono progetti che nascono prima della Coop 21 e che sono già stati finanziati dalla banca mondiale. E poi c’è infine questo progetto relativo al lago della Coop 21 che è molto più vasto. L’approvvigionamento del lago è un progetto molto vecchio ma anche molto complesso perché necessita di studi e finanziamenti importanti. Tutti si aspettano i fondi per realizzarlo”.
“Il Ciad è un territorio molto particolare –ha aggiunto- in cui la Cina è presente, non per acquistare quei territori, bensì per uno sviluppo dei territori finalizzato alla coltivazione. Anche perché la legge non prevede la vendita di questi territori fondiarie a nazioni estere, per cui se la Cina è in quei territori ci sono altri motivi dietro. C’è un’assistenza tecnica data dalla Cina che si iscrive in un quadro di finanziamenti da parte di Banca Mondiale e di partner europei sul progetto di sviluppo del lago”.
“L’attentato di Boko Haram –ha spiegato- ha fatto spostare l’attenzione sul problema della sicurezza. I terroristi hanno scelto questi territori da attaccare, in quanto hanno una grande densità di popolazione e hanno un’attività economica intensiva. Hanno colpito queste regioni per far capire che mirano non solo al continente africano ma anche all’Europa. Gli sforzi del Ciad sono da onorare anche perché ci sono state delle promesse della Comunità Internazionale che purtroppo non sono state mantenute. Gli attacchi sono azioni puntuali che capitano in modo regolare, non sempre nella stessa zona. Per ora l’unica difesa è quella interna”.
In occasione della Giornata della Memoria, l’Anrp (Associazione nazionale reduci della prigionia), con un’intesa di cooperazione con ADEB (Association pour le Developpement et Entraide au Boorkou), ha avviato in Ciad un’azione solidale che punta principalmente a migliorare la qualità dei servizi educativi a disposizione della popolazione autoctona e ivi rifugiati. “L’associazione Adeb -ha spiegato Mami- è in relazione con tante altre associazioni locali. Ha varie iniziative che nascono anche con l’ANRP (associazione nazionale reduci della prigionia) che assiste la regione del Burqu in vari ambiti. Ha vissuto una situazione di guerra. Lì sono presenti orfani e vedove, che hanno bisogno di assistenza. Ci sono anche agricoltori che a causa delle mine che sono rimaste non possono neanche coltivare i loro campi. Ci sono anche persone che non possono accedere ai giardini interni alle loro case. Dare assistenza a queste persone fa parte delle iniziative che queste associazioni stanno portando avanti”.