Ex libris è la rubrica che terrò settimanalmente, risultato della mia passione che mi contraddistingue fin da quando ero bambina, la lettura. Dal fascino dell’amore romantico, ricercato nella letteratura anglo -americana, fino all’analisi critica dei personaggi, collocabili nella nostra realtà quotidiana, a sfondo socio psicologico, scaturita delle emozioni che l’autore/autrice, attraverso le sue scritture, è capace di trasmettermi. Il viaggio che percorrerò navigherà tra i capolavori degli autori noti a tutti; fino ai poco noti scrittori emergenti del nostro secolo. Invito dunque gli appassionati di lettura a seguirmi, non in un semplice racconto del libro, ma in un’approfondita analisi del contenuto e dei personaggi che ne fanno parte.

Il primo libro che ho scelto per Ex libris è “Donne che amano troppo”. Effettuando una mattina una ricerca su internet mi sono imbattuta in uno dei passaggi fondamentali del saggio: “Amare troppo è calpestare, annullare se stesse per dedicarsi completamente a cambiare un uomo “sbagliato” per noi che ci ossessiona, naturalmente senza riuscirci. Amare in modo sano è imparare ad accettare e amare prima di tutto se stesse, per potere poi costruire un rapporto gratificante e sereno con un uomo “giusto” per noi.”

 

Donne che amano troppo

Robin Norwood è una psicoterapeuta americana specializzata in terapia della famiglia. Il libro il cui titolo originale è “Women who love too much” è stato pubblicato nel 1985. Tratta storie di donne che sono dipendenti da relazioni affettive drammatiche e vorticose che le legano ad un uomo da cui non riescono a liberarsi , nonostante questi stia portando loro a perdere tutto: soldi, dignità, famiglia; illuse che la loro dedizione e la loro assuefazione riusciranno a trasformare il loro partner nell’uomo dei loro sogni.

Sono storie di vita estreme e paradossali , ma tutte accumunate da un’infanzia caratterizzata da rapporti malsani che influiscono sulle scelte di vita delle protagoniste. “La pazienza delle donne incomincia a quell’età, quando nascono in famiglia quelle mezze ostilità e ti perdi dentro un cinema a sognare di andar via con il primo che ti capita e ti dice una bugia.” Canta la celebre cantante Mia Martini. La mia citazione mi fa pensare ad una delle protagoniste del  libro, Margo, che per fuggire da un padre che abusava verbalmente e fisicamente sia di lei che della madre si ritrova a 35 anni con 4 matrimoni terminati tragicamente alle spalle. La cosa sorprendente è che tutti i mariti di Margo sono violenti, ovvero sono esattamente come il padre, da cui lei si era illusa di essere scappata. Allora una domanda sorge spontanea:  perché Margo e tutte le altre protagoniste del libro che hanno avuto un’infanzia e un’adolescenza piena di sofferenza da adulte non fanno altro che replicare il modello già vissuto? A mio parere si tratta della sola realtà che conoscono, perché questa hanno vissuto, una realtà in cui i genitori o sono in continuo contrasto o sono affetti da disturbi, che li rendono incapaci di occuparsi dei propri figli che di conseguenza crescono con una visione distorta dell’amore; incapaci di capire i propri sentimenti e di creare relazioni affettive stabili con l’altro sesso.

Le vicende narrate nel libro possono apparire al lettore estreme e paradossali, mentre per  le protagoniste  rappresentano la normalità e, sebbene provochi loro una grande sofferenza e una continua frustrazione, non sono abbastanza forti da cambiare la loro vita, abbandonando una situazione conosciuta e che  sono in grado di gestire, in favore di una situazione nuova, sconosciuta e che le intimorisce.

Queste donne finiscono dunque per intraprendere  numerose relazioni, che si concludono ogni volta tragicamente e Robin Norwood sottolinea quanto sia fondamentale accettare l’aiuto di una persona specializzata, che, innanzitutto, aiuti loro a riconoscere questa dipendenza/ossessione da un uomo come un vero e proprio disturbo il quale, anche se apparentemente può sembrare diverso  da una qualsiasi altra forma di dipendenza è in realtà molto similare a questo. Come la cocaina o un altro potente stimolo, anche una relazione vorticosa offre un’evasione dalla realtà, scatenando un’eccitazione che nasconde una depressione latente, che a lungo andare genera una depressione più profonda.

Alla luce di tutto ciò la Norwood definisce il programma che aiuta le sue pazienti a districarsi  da situazioni estreme e paradossali che dominano le loro vite. Le conduce alla guarigione di se stesse, insegnando loro ad amarsi perché solo in questo modo è possibile amare qualcun altro.

A mio parere è un libro che si legge in modo molto scorrevole perché mantiene sempre alto l’interesse del lettore . Consiglio di leggerlo a tutte le donne che cercano disperatamente e in modo compulsivo  attenzioni da uomini che non riescono a guardare oltre se stessi; a quelle donne che hanno difficoltà a non avere un uomo  costantemente presente nella loro vita e sono convinte che da sole possono solo sopravvivere, esponendosi così alla scelta quasi consapevole dell’uomo sbagliato. Infine a quelle donne a cui nessuno ha mai insegnato ad amarsi, capaci solo di dare amore senza mai pretendere di riceverlo e il cui continuo impegno e la costante devozione genereranno solamente un’amara delusione

Camilla Miglio