Il cybercriminologo: “Anonymous più nocivo che utile nella lotta al terrorismo”
Il Dott. Marco Strano, criminologo e massimo esperto europeo di cyber crime, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, condotta da Fabio Stefanelli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it)
Sull’attività di Anonymous. “Anonymous non è una struttura che ha una base operativa, è un gruppo di persone sparse in vari posti del mondo e hanno dei legami di tipo virtuale –ha spiegato Strano-. Le persone che fanno parte di questo gruppo che, ovviamente non vengono identificate dal gruppo, si presentano in queste reti e si dichiarano interessate a partecipare alle attività di questo gruppo. Visto che non c’è alcun tipo di controllo, chiunque, anche con modeste competenze informatiche, può dichiarare di far parte di Anonymous dicendo di combattere il crimine, autocelebrandosi, ma senza reali competenze in questo settore. E’ un ambiente dove ci sono anche molti ciarlatani. Forse dopo i salotti televisivi dei talk show, è uno degli ambienti più problematici in termini di credibilità. E’ il caso del cosiddetto “X” che si auto attribuì il merito di un’azione per sventare un probabile attacco che sarebbe avvenuto a Firenze. Questa persona è stata rintracciata. In questi casi si può essere denunciati per procurato allarme che, in certe situazioni, può scaturire anche nell’arresto. Lui si è giustificato dicendo che l’informazione gli era stata data da Anonymous, ma questo comunque non limita le sue responsabilità, perché ha divulgato una notizia di quell’importanza da una fonte anonima e non verificata. In passato Anonymous ha fatto anche delle azioni utili come quando rivelò le identità degli appartenenti al Ku Klux Klan o quando attaccò siti di pedopornografia. Poi però ci sono stati attacchi al sito della Polizia di Stato e del Ministero dell’Interno. Non si può dare un giudizio univoco all’azione di Anonymous, essendo un gruppo parcellizzato di persone sparse per il mondo, alcune delle quali non fanno parte di questa struttura ma si nascondono dietro il simbolo della maschera di Guy Fawkes (V per Vendetta). Quindi alcune attività vengono fatte da singoli individui che dichiarano di essere di Anonymous. Riguardo l’opera di contrasto al terrorismo islamico, non abbiamo la certezza che venga effettivamente svolta. Tutte le Intelligence del mondo utilizzano degli hacker per fare attività coperte, anche ai danni dell’Isis che utilizza la rete per reclutamento. Ma mai un servizio di Intelligence si servirebbe di Anonymous per il contrasto al terrorismo. Innanzitutto perché Anonymous tende a pubblicizzare le attività che svolge, ma anche perché la loro operazione consiste nell’oscurare i siti. Abbattere un account di un reclutatore dell’Isis di fatto è un reato, anche se lo fai a fin di bene. Le uniche persone che hanno il potere di chiudere un account sono le forze di polizia su mandato di un magistrato. Se si individua un account sospetto va segnalato al magistrato. Anche perché, a livello strategico, l’account non deve essere chiuso, bensì monitorato per carpire informazioni fondamentali. Inoltre le Intelligence creano degli account civetta per infiltrarsi nelle reti dei terroristi e magari Anonymous, non sapendolo, potrebbe chiudere uno di questi facendo un danno a chi contrasta il terrorismo”.
Sui social network. “Sono strumenti di controllo e profilazione dell’utente utilizzati dal governo americano –ha affermato Strano-. Il problema è che se le persone utilizzano certi strumenti, devono sapere che sono strumenti che consentono a qualcuno di tracciare le loro attività. Per questo gli utenti devono darsi una regolata e assumere un comportamento riservato. E’ come sperare di andare per strada e non essere visto da nessuno. Uno per non essere visto deve restare a casa. Se non vuoi che le tue attività su internet siano tracciate non devi andarci. Tuttavia se l’utente non ha nulla da nascondere ed evita di fare cose private su internet, tiene al sicuro la sua privacy”.