Un imprenditore romano strozzato dall’usura che accetta di raccontarsi per convincere chi capita nella sua condizione a denunciare. Perché l’usura non perdona. E se si rimane soli il rischio è enorme.
Marcello, nome di fantasia, con un negozio avviato a Roma, in un momento di difficoltà economica si è rivolto agli strozzini. In poco tempo l’usura lo ha strozzato, il suo debito si è moltiplicato e gli strozzini sono arrivati a togliergli tutto. Anche la proprietà del negozio che possedeva. Questa persona ha accettato di raccontare la sua storia a Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Niccolò Cusano, nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
La storia di Marcello, imprenditore strozzato dall’usura, inizia così: “Ho 60 anni, la mia storia è iniziata tanto tempo fa. C’erano ancora le lire. Avevo un negozio di ferramentale cose andavano avanti. Solo due volte mi è capitato di avere problematiche economiche. La prima volta sono riuscito ad uscirne da solo, la seconda no. Sono andato sotto in banca per circa cinque milioni e mi chiamarono dall’istituto intimandomi di rientrare col contante, perché altrimenti sarei stato protestato. Fui avvicinato nella piazza vicina all’agenzia dell’istituto di credito, di cui non farò mai il nome, da una persona che mi propose di aiutarmi. Mi prestò cinque milioni. Li avrei dovuti restituire non appena avrei potuto, ma ogni settimana, fino a quando non avrei restituito i cinque milioni, avrei dovuto dare alla loro organizzazione cinquecentomila lire. Praticamente con dieci settimane, gli ho dato il doppio di quanto mi avevano prestato.
 
Il racconto di Marcello, imprenditore strozzato dall’usura, prosegue: “Loro hanno modi accomodanti, ti fanno credere di essere pronti ad aiutarti, ti strozzano col sorriso sulle labbra. Andai avanti per diverse settimane, poi mi capitò una disgrazia in famiglia, mi ritrovai con problemi veramente gravi, non riuscivo più a dare la cifra settimanale stabilita, ci fu una serie di circostanze per le quali non riuscii più a pagare. Alla fine si sono presi il negozio. Minacciarono me, mia moglie, la mia famiglia, in quel momento io stavo male, ebbi un gravissimo lutto e subii un intervento chirurgico, ma ovviamente non si impietosirono. Per loro contano solo i soldi, mi dissero che l’unica via d’uscita possibile era dargli il negozio. Accettai, pur di uscirne. E ancora oggi, quando passo davanti al mio vecchio negozio di Ferramenta, mi piange il cuore e penso a quanto sia stato stupido nel fidarmi di queste persone prima e nel non denunciarle poi. Avevo due bambini piccoli e una moglie. mi sono fatto sconfiggere dalla paura”