Sempre più italiani si rivolgono al “Dott.Google” per diagnosi prêt-àporter. Il 74% degli italiani considera infatti internet un punto di riferimento utile per ottenere informazioni in tema salute. Una pratica però molto rischiosa che può generare  ritardi nella diagnosi aggravando la malattia. Ne ha parlato il Prof.Aldo Morrone, Presidente della Fondazione IME e Direttore scientifico dell’Istituto Internazionale Scienze Mediche Antropologiche Sociali.

Professore una percentuale importante di italiani si cura utilizzando le informazioni raccolte su internet. Come interpretare questo dato?

Oserei dire che non si cura proprio grazie alla disinformazione che spesso si trova su internet. Un punto va sottolineato in modo importante: il web non potrà mai sostituire il rapporto medico-paziente fatto non soltanto da domande e risposte ma fatto di un contatto, un accoglienza, che non si limita solo di domande ma di un ascolto attento del “non detto” della sofferenza della persona malata.

Queste persone, questi pazienti, si sentono forse soli dal punto di vista sanitario? Penso anche a chi crea gruppi su Facebook dedicati ad una determinata patologia

Diventa utile quello che viene chiamato: “Network delle persone”. Persone che condividono su internet le proprie esperienze, le proprie sofferenze, le proprie malattie. Purché ovviamente queste informazioni siano attendibili. Guai da parte di questi “gruppi” di sostituirsi al medico curante che rimane una delle grandi conquiste, e uno dei grandi punti di riferimento, del nostro servizio sanitario nazionale.

I dati presenti sulla rete internet possono però fornire indicazioni preziose per i medici

Credo questo si. Tutti i medici e tutti gli operatori sanitari devono avere una consuetudine  in internet e una capacità di ascoltare le persone. Nella mia esperienza mi è capitato spesso di vedere delle persone che arrivavano da me con informazioni prese da internet e stampate sui fogli. Spesso chiedendomi se potevo offendermi nel vedere certi dati. Io invece ritengo che questo  sia un buon modo per iniziare un approccio con il paziente. I medici ovviamente devono saper navigare e distinguere ciò che può essere utile loro rispetto a ciò che invece non serve. Informazioni che sono attendibili rispetto a quelle che non lo sono. Potrebbe essere inoltre utile spiegare cosa significano alcuni termini e/o le abbreviazioni spesso impiegate nel gergo medico e che si trovano anche in internet.

Ci sono secondo lei dei medici, inesperti o alla prime armi, che utilizzano la rete in modo eccessivo o scorretto? Magari come una forma di “consulenza” alternativa.

Credo che rivolgersi alla rete non sia inutile, ma può certamente essere pericoloso. Provengo da una cultura clinica in cui ogni incertezza poteva trovare supporto in un collega più esperto. Si può condividere su internet una incertezza e poi magari commentarla insieme ad un collega.

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