“Abbatino? Ormai non ha paura di morire. Solo che è stato abbandonato dallo Stato”. Emiliano Liuzzi, giornalista del Fatto Quotidiano che ha incontrato qualche giorno fa l’ex leader della Banda della Magliana, racconta in diretta su Radio Cusano Campus i retroscena dell’intervista.
Maurizio Abbatino è ormai un uomo solo che si sente un morto che cammina. Racconta Emiliano Liuzzi, del Fatto Quotidiano: “Abbatino non ha paura di morire. Ormai è una cosa che ha messo in conto. Si sente tradito dallo Stato. In cambio di protezione aveva accettato di contribuire a smantellare quello che mai sarebbero riusciti a smantellare”.
Che personaggio è Abbatino, Crispino, il Freddo, per intenderci. Liuzzi ci tiene a chiarire una cosa: “E’ uno che parla italiano, che sa quello che dice, bisogna specificare che quelli della Banda non erano tutti ragazzi di strada. Qualcuno di loro aveva alle spalle delle famiglie che comunque a scuola ce li mandavano. Sono nati in quartieri emarginati, in cui la cosa più probabile che potesse accadere era finire a fare lo scippatore, ma non parliamo di analfabeti, anzi”.
Chi potrebbe voler morto Abbatino? Liuzzi ricorda: “Abbatino ha fatto il collaboratore di giustizia. La Banda della Magliana non esiste più perché lui ha accettato di parlare. Abbatino ha portato i magistrati dove probabilmente da soli non sarebbero mai arrivati”.
Abbatino ha detto a Liuzzi che qualcuno sarebbe pronto ad ammazzarlo anche e solo per prestigio criminale. Rivela il giornalista del Fatto Quotidiano: “Essere il killer di Abbatino per un criminale non dev’essere una cosa da poco. Questo aspetto mi pare assolutamente verosimile. Resta un fatto. Se venti anni fa fai un patto con lo Stato, poi lo Stato non può tradire quel patto, tra le altre cose in concomitanza col processo che più di ogni altro rimanda a quella che fu la Banda della Magliana”.
Non è un caso se questo accordo tra Abbatino e lo Stato sia venuto meno ora: Liuzzi spiega perché: “Non è un caso perché questa cosa chiaramente induce chi vorrebbe o potrebbe parlare a non farlo, perché se poi da un giorno all’altro ti tolgono la protezione che almeno in minima parte garantiva la tua esistenza, capisci che è meglio evitare. Se lo Stato non è in grado di proteggerti, prima di collaborarci ci pensi bene. Abbatino è malato, ha messo in conto di morire quando aveva diciott’anni, la cosa che lo amareggia è proprio il tradimento dello Stato. Lui dice che prima di tutto è stato tradito dai suoi, che uccisero suo fratello, e ora è stato tradito di nuovo, da chi invece dovrebbe proteggerlo”.