Attività pratiche, stage e applicazione sul campo di competenze teoriche acquisite durante il percorso accademico: è questa la grande differenza che passa tra università private ed università pubbliche. Una maggiore attenzione alla preparazione per quello che sarà il momento cruciale della vita di un neo laureato, l’ingresso nel mondo del lavoro. Da uno studio realizzato da Skuola.net, in collaborazione con l’Università degli studi N. Cusano, emerge chiaramente come le istituzioni private abbiano un occhio di riguardo per tutto ciò che concerne “il fare”, un modus operandi che nei grandi atenei statali sembra non essere stato recepito o, comunque, mai strutturato.
A sostenerlo sono gli stessi studenti universitari, più di 700 gli intervistati, che ritengono fondamentali le attività come gli stage nelle aziende, al fine di sentirsi più sicuri e preparati nel momento in cui saranno chiamati a recitare la parte dei protagonisti all’interno del mondo del lavoro. E qui il fronte si divide. 1 studente su 4 (25%) di un ateneo pubblico dichiara che la sua università organizza attività pratiche e che risulta decisivo prendervi parte. Il numero non sarebbe disdicevole ma quando si passa all’interno di istituzioni private ben 1 studente su 2 (50%) può dirsi soddisfatto delle iniziative messe in campo e dei risultati dell’esperienza pratica.
Ma non tutti coloro che hanno preso parte a questi momenti pratici ne sono soddisfatti allo stesso modo. Per esempio, tra gli studenti della pubblica, il 45% ha ritenuto utili tutti quelli a cui ha partecipato, il 47% solo alcuni. Un dato che continua a essere molto più alto tra gli universitari della privata, dove il 71% è soddisfatto di tutti i corsi pratici, un altro 27% solo di alcuni. In sostanza, tra coloro che frequentano uno stage 3 su 7 si dichiarano, alla fine dello stesso, molto più pronti per l’inizio di una vera attività lavorativa. Numeri che ancora una volta raddoppiano nella privata, dove i prontissimi al loro debutto da professionisti salgono al 68%.
Il dato inconfutabile resta quello che tratteggia l’esperienza di uno stage in azienda come un momento fondamentale della formazione di uno studente, utile più che mai per trasformare un universitario in un professionista competente. Tra coloro che ancora devono parteciparvi 3 su 5 lo ritengono un ottimo strumento per prendere confidenza con il mondo del lavoro, un altro 21% lo crede invece un momento indispensabile per mettere finalmente in pratica quello che ha tanto studiato solo sui libri. La paura fa capolino per un altro 15% del campione totale che ritiene sì lo stage un momento utile, ma che teme però di essere sfruttato.