Corrado Gentile è una delle voci più amate in Italia. Conduce tutti i giorni uno show su RDS con Anna Pettinelli e si porta dietro un prezioso bagaglio culturale. Ha fatto la gavetta e non una gavetta come altri ma nei panni di giornalista dove, proprio per il network romano, è passato alla storia per aver dato la tragica notizia dell’11 settembre a New York. Ai microfoni di Radio Cusano Campus, ospite di LINGUE A SONAGLI, ha raccontato un po’ di sé e non ha lesinato una critica netta al ruolo di un programma come MasterChef Italia qui da noi. Scopriamone di più dallo stralcio dell’intervista andata in onda in diretta sabato alle 14.
Corrado Gentile ha espresso chiaramente la sua opinione circa MasterChef Italia sottolineandone la pericolosità. Ecco i principali passaggi dell’intervista.
Circa il successo di MasterChef: “MasterChef è un programma culto? Ah ok, quindi non ha niente a che vedere col culturale. Non produce cultura. MasterChef arriva a convincere una buona fetta di italiani, in un paese che ha un range di prodotti caseari tra i più buoni al mondo forse anche meglio della Francia, che il cheddar è un formaggio e non una porcheria. Gli chef sono i nuovi uomini copertina ma a che prezzo? Con MasterChef siamo arrivati all’inverosimile con noi che insegniamo cucina da sempre agli altri ed esportiamo buon cibo in tutto il mondo ed ora abbiamo questo programma di origine anglosassone come nuovo riferimento. Molto meglio Chef Rubio ma sono gusti personali”.
Sul momento calcistico della Roma: “Ancora una volta abbiamo perso un’occasione. Temo che sarà l’ennesima annata da coitus interructus. Siamo tafazziani. Penso che al terzo anno non sia sano tenere un allenatore in queste condizioni. Ne faccio una questione di numeri, non di simpatie nei confronti di Rudi Garcia. Al mister direi… grazie per quello che ci ha dato, grazie per i record, grazie per tutto ma magari la sua avventura finisce qua”.
Sul Festival di Sanremo: “Il Sanremo più palloso? I due di Fazio. Il secondo era una roba che non passava mai. E’ lui che ha scelto quelle canzoni, non certo un bussolotto della lotteria. Quando c’era Baudo, c’era un modo serio di costruire gli artisti. Non a caso ha tirato fuori gente come Giorgia e Grignani ed era un demiurgo di spettacolo fortissimo. Attendo Carlo Conti che secondo me ha molto da dire ed è molto cresciuto negli anni”.
Sui “non professionisti” che conducono in radio: “Non mi danno fastidio. C’è tanta gente che si sta improvvisando conduttore radiofonico ma sa come entrare in empatia con l’ospite mentre c’è anche tanta gente che ha fatto tanta gavetta, che ha imparato tanto tecnicamente, ma gli manca quel qualcosa. La tecnica non è tutto, bisogna avere un fuoco sacro dentro. Questo io mi ostino a pensare che non sia un mestiere. Nella radio c’è gente che occupa poltrone che non dovrebbe occupare ma succede a tutti i livelli in tutta l’Europa”.
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L’intervista integrale su
LINGUE A SONAGLI
in onda Radio Cusano Campus
sabato alle 14 su 89.100 FM o in podcast