I dati ufficiali emanati dall’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) sono fermi al 2013 ma bastano per tracciare una linea di demarcazione tanto netta quanto preoccupante. Il 71% dei cittadini italiani compresi nella fascia d’età 20-40 lasciano l’Italia alla volta dell’Inghilterra e mentre prima il volo oltremanica poteva rappresentare una scelta di vita, oggi l’abbandono di casa con destinazione Regno Unito ha tutte le caratteristiche della stretta necessità. Ci si trasferisce a Londra “per quel qualcosa in più” che è in grado di offrire, per la mobilità del mondo del lavoro o anche per la libertà di pensiero.

Ma torniamo ai dati. Se pensassimo al fenomeno in chiave europea dovremmo prendere atto degli oltre 100mila italiani che nel 2014 hanno lasciato il paese con destinazioni diverse e con preferenze spiccate per Berlino, Londra e la Svizzera. Se restassimo alla mania dei nostri compatrioti per la terra della Regina allora i numeri parlerebbero di oltre 8500 italiani tra i 20 e 30 anni che hanno lasciato il paese per l’Inghilterra, con un aumento del 71% rispetto al 2012. Il numero citato è però sicuramente inferiore a quello reale perché non sono molti quelli che effettuano la registrazione all’AIRE.

Se dovessimo ragionare per difetto il numero effettivo potrebbe aggirarsi intorno ai 25-30.000 individuiUn esodo paragonabile, ogni anno, a quello di un’intera cittadina di medie dimensioni che di colpo sparisce dalla cartina italiana per ricomparire in UK. Un aspetto che non emerge dalle statistiche riguarda la tipologia di italiano che vola a Londra, con un unico minimo comun denominatore: chi tenta un inserimento nel mondo del lavoro anglosassone ignora totalmente usi, costumi, abitudini e propensioni culturali del paese in cui tenta di affermarsi.

Al fine di favorire l’integrazione culturale tra italiani e inglesi l’Università Niccolò Cusano, da sempre attenta alla formazione e al futuro dei giovani, ha realizzato una video-guida su “Le 7 regole del bon ton inglese in ufficio a misura di italiano”, che mette in guardia dai sette più comuni errori in cui gli italiani potrebbero incappare nel contesto lavorativo britannico. Nella video-guida realizzata dall’Ateneo romano, il goffo protagonista prende i più comuni scivoloni comportamentali di un impiegato italiano in UK. Un esempio su tutti: nella cultura anglosassone è bene evitare l’eccessivo humor o contatto fisico in ambienti formali di lavoro.


A cura di Unicusano.it