Ivan Cattaneo è patrimonio artistico italiano perché è stato protagonista di un grande lavoro di archeologia musicale. Prima che i talent ripescassero vecchie canzoni dal passato, lui già cercava, con gusto e garbo, di ridare luci a capolavori del nostro background. Attivo nel riconoscimento dei diritti gay fin dagli anni settanta, pur apprezzando i passi avanti della società in tal senso, non è pienamente d’accordo su come l’omosessualità sia rappresentata in televisione. Lo dice su Radio Cusano Campus, ai microfoni della trasmissione LINGUE A SONAGLI. Scopriamone di più.
Circa la necessità e l’utilità di fare coming out nel nostro paese: “Credo fortissimamente che l’importante sia dirlo. E’ sempre un atto dovuto. Tempo fa lessi di Fiorella Mannoia che su Tiziano Ferro non era d’accordo. Diceva che erano affari suoi perché ha dato un dolore ai genitori e che essere omosessuali è una cosa della privacy. Non è vero! Non è una cosa della privacy. E’ una cosa che devi manifestare per manifestare a te stesso, è un fatto di sincerità con tutti. La privacy è con chi vai a letto e cosa ci fai”.
Esempi pratici dell’omosessualità taciuta sono i talent: “Il 90% di tutti questi che escono dai talent è gay. C’è un’ignoranza dei discografici, però, che gli dicono di negare sennò le ragazzine poi non comprano i dischi. Mi sembra una cosa stupida perché Mika è gay e vende i dischi. Sono gay anch’io ed ho un bel po’ di carriera da raccontare”.
Sul rapporto tra televisione e rappresentazione dei gay: “Il mondo delle tv è creato dai maschi ed è quello il pensiero dominante. Pensate a Gianni Boncompagni che faceva il suo “Non è la Rai” il pomeriggio quando davanti allo schermo c’erano solo casalinghe. Avrebbe dovuto mettere una schiera di maschietti e invece pensava da eterosessuale maschio ed ha messo tante ragazzine. L’etero vede l’omosessuale in maniera folcloristica. Ha bisogno di vedere un omosessuale che può dominare, non all’Aldo Busi, ma un omosessuale accomodante. Quello che io chiamo il frocio formato famiglia. Cristiano Malgioglio è un mio amico, però si presta a questa cosa e non credo sia contento di questo ruolo visto che ha scritto parole per grandissimi artisti”.
Sui matrimoni e sulle adozioni gay: “Non facciamo confusione. I politici sono furbi perché mettono insieme queste due cose e si frena tutto non procedendo con la legge perché, quando si parla di bambini, la gente si spaventa. Io credo, invece, che si viva un giorno alla volta per cui che si debbano prima fare le unioni e i matrimoni gay come ci sono in tutti i paesi civili d’Europa e poi si può pensare alle adozioni. L’Italia è il fanalino di coda vergognoso di questa cosa e si deve andare avanti. Comunque io non adotterei mai un bambino, non me ne frega nulla. Anche perché ho un’età in cui non riuscirei a vederlo crescere. E’ difficilissimo adottare per le coppie eterosessuali, lo sarà anche per una coppia gay. Magari anche qualcosina di più”.
Ascoltate l’audio dell’intervista qua
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L’intervista integrale su
LINGUE A SONAGLI
in onda Radio Cusano Campus
questo sabato alle 14 o in podcast