Puntualmente, si avvicinano le feste natalizie e in Italia impazza il dibattito. Sul crocifisso da tenere o meno nelle aule, sull’albero di Natale da addobbare o non addobbare nelle scuole, sul presepe da fare o non fare negli istituti pubblici e così via.

Ovviamente, anche se l’Italia è uno stato laico e questo molto spesso ce lo dimentichiamo, per poi ricordarcelo quando più ci fa comodo, io sono convinto che celebrare il Natale sia giusto, anzi doveroso. Perché le tradizioni sono fondamentali nell’evoluzione di un popolo.

Senza tradizione, diceva Winston Churchill, il popolo è un gregge di pecore senza pastore.  Difficile dargli torto, ma il problema sul crocifisso è un altro.
Il crocifisso viene strumentalmente difeso da alcuni politici che ne fanno una questione elettorale e non certo etica. Quegli stessi politici che poi, nelle tematiche che affrontano, sembrano aver totalmente dimenticato quello che era, in principio, il messaggio cristiano.
Per questo la domanda è legittima: ci si batte per il crocifisso, ma cosa ci è rimasto di cristiano? Cosa c’è di cristiano nella nostra società?  Siamo sempre più rabbiosi, incattiviti da una crisi che più che economica è umana.
Cosa ricordate del messaggio cristiano? Cosa mettete in pratica del messaggio cristiano? In cosa possiamo definirci, oggi, cristiani?
Gesù disse: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra.” Oggi di pietre se ne scagliano in ogni istante. Siamo giudici di tutto tranne che di noi stessi. La colpa è sempre altrove, noi non ci sentiamo mai responsabili di nulla. Cristo disse: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati”. Suonano talmente anacronistiche queste parole, che chiedervi quanto ne teniamo conto nel nostro vivere quotidiano sarebbe una domanda retorica.
Si può credere o meno in Dio, essere di qualunque religione, ma il rivoluzionario messaggio di Cristo è talmente affascinante, umano, eversivo oserei quasi dire, che discutere strumentalmente del crocifisso nelle aule dimenticando quanto in realtà Cristo disse ai suoi discepoli è veramente assurdo.
E’ senza dubbio questo il passaggio più emozionante del vangelo. Cristo, rivolto ai giusti, dice: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli rispondono: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”.
E Cristo dice di nuovo loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Quanti fratelli più piccoli stiamo dimenticando, mentre ci riempiamo la bocca di espressioni di cui ormai abbiamo dimenticato il significato?