25 novembre 2015, giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Un momento di riflessione che gli uomini, e ovviamente ci metto in mezzo anche me, dovrebbero vivere con grande attenzione. Perché la violenza sulle donne è una vergogna che macchia l’animo di ogni uomo. Perché anche se quell’uomo su una donna non ha mai mosso un dito, deve chiedersi cosa ha fatto per evitare che qualcun altro potesse usarle violenza.

25 novembre 2015. Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Troppo spesso  vittime di violenze fisiche e sessuali, persecuzione e stalking. Ammazzate dalla furia dei loro compagni, uccise da chi aveva giurato di proteggerle. Per questo quella del 25 novembre è una data simbolo, Con uno scopo importante.

Riflettere collettivamente sulla gravità di un fenomeno che non accenna a indietreggiare.

Nei primi dieci mesi di quest’anno, quasi 1200 donne tra i 18 e i 75 anni,  hanno chiamato “Telefono Rosa”

L’aumentare delle violenze è omogeneo in tutta Italia, senza differenza tra nord e sud, con l’unica variante che al centro-nord  si contano più associazioni pronte ad aiutare le donne oggetto di violenza, mentre al sud,  si fa ancora più fatica a confessare di aver subito una violenza.

L’anno che sta finendo, poi,  ha palesato una diminuzione dell’età media delle vittime di violenza e, dato ancora più preoccupante, di chi la compie.

I moventi che spingono gli uomini ad usare violenza sulle donne sono molteplici, tutti, ovviamente, ingiustificabili.  Di frequente ci si trova davanti alla reazione scomposta e pericolosa di un uomo che non accetta la scelta della donna di voler interrompere un legame più o meno formalizzato.

Stando ai dati Istat dello scorso mese di giugno, nel nostro Paese,  sette milioni di donne sono state costrette a subire una qualsiasi tipo di violenza, fisica o sessuale, nel corso della propria vita. Praticamente, ed è un dato sconcertante, tre donne su dieci, almeno una volta nella loro vita, hanno subito violenza.

Per questo dico che la violenza su una donna è la vergogna per tutti gli uomini del mondo. Non basta rifugiarsi dietro a un “io non non sono stato”, o dietro a un “io non ho fatto nulla”.

Bisogna scendere in campo contro questa barbarie. Denunciarla. Agire. Farsi gli affari degli altri. Aiutare. Denunciare. Gridare ad alta voce che questa vergogna non è più tollerabile. Perché, per dirla con Elie Wiesel, “Il silenzio aiuta il carnefice. Mai il torturato”