Visitare un paziente che si trova a casa a chilometri di distanza dall’ambulatorio o dall’ospedale dove lavora il proprio medico. Sembra una possibilità fantascientifica o comunque legata ad un futuro lontano. In realtà parliamo del presente e di una tecnologia tutt’altro che fantascientifica. Ne ha parlato il Dott. Gabriele Palozzi, ricercatore post dottorato dell’Università di Roma Tor Vergata, che si occupa da anni di controllo di gestione in Sanità, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus durante la diretta di Genetica Oggi in occasione della sesta edizione di “Place– Platform of Laboratories for Advances in Cardiac Experience”. Una tre giorni tenutasi a Roma dedicata alla cardiologia e alla multidisciplinarietà con migliaia di professionisti provenienti da tutto il mondo.
Dott.Palozzi parliamo di Telemedicina e nello specifico di telecardiologia. Visitare il paziente a distanza. E’ così Dott.Paolozzi ci aiuti a capirne di più?
Nella gestione delle patologie croniche e in particolare quelle di tipo cardiologico è fondamentale poter avere dei dati biomedici che riescano a prevedere e prevenire i peggioramenti della propria salute. Pensiamo per esempio al paziente malato di scompenso cardiaco, che ha un impatto del 1,3% circa di tutta la spesa sanitaria, è una patologia legata a cure assistenziali ossia con il medico e/o l’infermiere sempre vicino al malato. Questo può essere sostituito con una tecnologia di monitoraggio a distanza del paziente. Dati biomedici come la pressione del sangue, la saturazione dello stesso, il proprio peso oppure l’elettrocardiogramma possono essere parametri cruciali per i ricoveri successivi e possono essere dunque monitorati a distanza in telemedicina.
I costi sono elevati per il SSN per questo tipo di tecnologia?
Ci sono degli studi, che io stesso ho seguito in collaborazione con l’equipe del Prof. Calò e del Policlinico Casilino di Roma, che ci mostrano come è possibile prevenire i futuri ricoveri facendo dei piccoli investimenti in telecardiologia. Investimenti che portano ad un risparmio del 30% al SSN a parità di prestazione erogata. La qualità dell’assistenza infatti è equivalente a quella con il medico “in presenza”. Il paziente avrà inoltre il vantaggio di rimanere nella propria casa con un ulteriore risparmio sociale legato al non dover affrontare degli spostamenti per recarsi in visita ambulatoriale. Il risparmio è dunque duplice. Ovviamente la telemedicina non potrà mai sostituire la visita “fisica” del paziente e del suo medico, in un rapporto interpersonale comunque importante. Però la telemedicina può integrare tutto questo nella prevenzione primaria e secondaria e soprattutto nel controllo del paziente e delle malattie croniche dove rappresenta un driver di innovazione molto forte.
I direttori sanitari sono aperti all’introduzione della telemedicina?
I direttori sanitari si stanno aprendo a questo tipo di mondo perché iniziano a capire che l’investimento in telemedicina, e in questo caso in telecardiologia, è un investimento che si ripaga in pochissimo tempo. Le nuove tecnologie ci concedono dei costi bassi. Chi decide in Sanità sta cominciando a capire che un tipo di investimento del genere è davvero molto fruttifero.
Ascolta QUI l’intervista completa