Mafia Capitale, primo round. E’ iniziato il processo che vede alla sbarra, tra gli altri, Massimo Carminati, considerato dalla procura il deus ex machina dell’organizzazione criminale che avrebbe messo le mani su Roma. Per parlare della posizione di Massimo Carminati e commentare la prima udienza del processo è stato contattato, su Radio Cusano Campus, l’avvocato Giosué Bruno Naso, legale di Massimo Carminati. 

Il difensore di Carminati punta l’accento sull’eccessiva e a suo dire strumentale attenzione dei media. Il processo legato a mafia capitale sta subendo un doping mediatico, a detta di Naso: “C’erano più giornalisti che avvocati, questo la dice lunga sull’attenzione che i media hanno riservato a questo processo, ma è un’attenzione pilotata, provocata dalla procura che ha impostato il processo in questi termini, dandogli una rilevanza mediatica oltre i limiti del ragionevole. Per questo ho definito questo processo un processetto dopato, perché rispetto al capo di imputazione, a mio avviso, la realtà processuale sottostante è molto più modesta. La fase di questo processo è artificiosa, non corrispondente alla realtà”.

Qualcuno, secondo il legale di Carminati, potrebbe cercare di sfruttare mafia capitale per farsi pubblicità. Spiega Naso: “Per farsi pubblicità fine a sé stessa direi di no. Per ambizioni personali o porre in essere progetti extraprocessuali forse sì. Non c’è dubbio che questa vicenda abbia avuto delle ricadute e altre ne avrà, sicuramente, sulla politica locale e sulla politica nazionale. Non voglio esagerate con le mie prospettazioni, ma certamente il ricorso a una figura come Carminati, che da sempre è attinta da sospetti, insinuazioni, che per altro tali sono rimasti nell’arco di venti e più anni, il coinvolgimento di certi politici, il tentativo riuscito a metà di distruggere la carriera politica di Alemanno, l’evidente riserbo che invece si è tenuto nei confronti di altri personaggi politici, dei quali sono rimasti coinvolti stretti collaboratori ma loro non sono stati sfiorati dalle indagini. Tutto questo non mi sembra il frutto di una gestione asettica del processo, ma di una strategia precisa”.

Naso, legale di Carminati, ha spiegato come andrà avanti il processo su mafia capitale: “Non ci sono ancora delle decisioni programmatiche. Siamo nella fase più delicata del processo, siamo nella fase delle questioni preliminari. E’ una fase in un cui il processo deve essere messo in moto. In questo momento dobbiamo stabilire chi è legittimato a partecipare al processo, con riferimento alle parti civili. E’ poi intervenuta una cosa molto discutibile, quella cioè di far seguire il processo a tre imputati che non hanno il 41bis attraverso il meccanismo della videoconferenza. Buzzi, Testa e Brugia non dovevano partecipare partecipare in videoconferenza ma avevano tutto il diritto di essere in aula. Il tribunale non aveva i poteri per disporre quanto disposto. La strumentalità di questa decisione risiede in un fatto che ha del clamoroso. Testa stava a Rebibbia, non avrebbe comportato nulla poterlo far assistere al processo in persona”.

Naso conferma che Carminati, nel corso del processo legato a mafia capitale,  parlerà: “Questo accadrà tra parecchi mesi. La procedura prevede che prima si sentano i testi d’accusa, che sono almeno un centinaio. La cosa, quindi, avverrà in primavera, possiamo dire indicativamente verso maggio o giugno. C’è una grande attesa per le parole di Carminati perché da Carminati, per definizione, visto il profilo che se ne è disegnato, tutti si aspettano chissà quali dichiarazioni. Ho letto sui giornali che le parole di Carminatti faranno tremare Roma e altre cose simili. Roma tremerà per le buche o perché la metro C è costruita male, sicuramente non per le rivelazioni di Carminati. Carminati si difenderà, questo significa che risponderà alle contestazioni che sono mosse nei suoi confronti. Carminati non ha rivelazioni d fare. Carminati, suo malgrado, è diventato un personaggio su quello che non ha fatto e non su ciò che davvero gli è stato attribuito e quando gli è stato attribuito qualcosa, con sentenza passata in giudicato, e faccio riferimento al furto nel caveau di Piazzale Clodio, questo furto è stato descritto in modo particolare, come se l’obiettivo non fossero i soldi e i valori conservati nelle cassette di sicurezza, ma documenti e segreti dei magistrati romani attraverso i quali avrebbe potuto ricattarli. Questo è falso. Quella fu una rapina normale, per soldi. Una teoria come quella ricostruita è offensiva in primo luogo per i magistrati, che risulterebbero tutti come ricattabili”.

 

Sul fatto che a Carminati sarebbero saltati i nervi già durante la prima udienza del processo mafia capitale, l’avvocato Naso è laconico: “Si dice che Carminati si sia risentito per il Codacons. Ma che cosa volete che gliene freghi a Carminati se il Codacons si costituisce o meno parte civile. Ai giornalisti non passa per la testa che dopo quattro o cinque ore in cui si è costretti a stare seduti si senta il bisogno di sgranchirsi le gambe. E poi non credo che Carminati sia una ameba in grado di assistere alla sua udienza immobile. Carminati è una persona intelligente, ha un altissimo senso del realismo, sa quello che aspetta, conosce i pregiudizi con i quali lui e il suo difensore si dovranno confrontare e quindi non può certamente arrabbiarsi per una battuta di un pubblico ministero o per una dichiarazione di una parte civile. Volete che Carminati non sappia già che piega potrebbe prendere il processo?”.
Da Naso, legale di Carminati, infine,  arriva quasi una previsione sull’esito del processo mafia capitale: “In tanti pensano che questo processo per Carminati finirà con la condanna per mafia, che poi verrà rivista in appello, in modo che tutto poi si giochi in Cassazione?  Questa potrebbe essere una soluzione. Mi deluderebbe molto, perché una definizione di questo genere proverrebbe da un giudice che invece gode della mia stima e della mia considerazione. In questo momento non sto facendo l’avvocato di Carminati, sto ragionando dall’alto dei quarant’anni di esperienza professionale che ho, Quello che manca in questo processo sono proprio gli elementi costitutivi del delitto di associazione di stampo mafioso. Avendo fatto processi di mafia in Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Lombardia e Liguria, sostengo che la mafia sia tutta un’altra cosa. Non mi sorprenderei se per dare un colpo al cerchio e uno alla botte in primo grado  si optasse per una situazione e in appello si optasse per un’altra. Anche se non sarebbe giusto. Carminati è una persona come tutte le altre, ha una famiglia, un figlio, una compagna, vive da trentacinque anni con un segno indelebile sul suo corpo della incontinenza e della intemperanza di chi lo ha fronteggiato, perché gli spararono quando lui era armato solo di una patente falsa mentre cercava di andare in Svizzera. Gli spararono a bruciapelo in faccia e lui era armato solo di una patente falsa.”.