Gratis.Pare impossibile, ma è questo è.  Da adesso, dai primi giorni di novembre, le donne in tutta Europa svolgeranno un lavoro gratis. Non è un gioco, lo dichiara la Ue. È la stranezza (d’insieme) della discrepanza di salari tra maschi e femmine.

Una canzonatura del diario della vita. Il “gender pay gap” calcolato non unicamente in denaro ma in giorni e ore. I compensi delle donne sono talmente tanto più bassi rispetto a quelli dei uomini, che a parità di responsabilità e compiti, è come se da oggi le lavoratrici smettessero di essere pagate, mentre i colleghi uomini continueranno ad avere in tasca lo stipendio.

E in un momento in cui troppo spesso, solo a parole, si discute di pari opportunità, a calcolarla in questi termini la differenza, ossia quel 16,3% che nella media europea separa i guadagni maschili da quelli femminili, fa davvero impressione. Perché tradotti in “tempo” (cioè esistenza, professione, sentimenti, bambini, parenti) fanno esattamente 59 giorni in regalo, così ha conteggiato la Ue per ricordare (malinconicamente) “l’Equal Pay Day”, il giorno dell’eguaglianza dei compensi.

Un giorno che pare troppo distante a pesare dai dati europei, a ingiuria di quote rosa, supermanager strapagate, ma anche dell’esercito in aumento di donne capofamiglia, “breadwinner”, cioè esclusive portatrici di ricavo negli anni foschi della crisi.

In Italia, in modo inaspettato, il “gender pay gap”, appare inferiore rispetto al resto d’Europa, con stipendi femminili al di sotto del 7,3% rispetto a quelle maschili. Si tratta però di una indagine mendace, come diversi organi(Istat, Isfol, Banca d’Italia) hanno fatto notare, che non calcola la bassa occupazione femminile del nostro paese, cioè al di sotto del 50%, in particolare nel meridione, dove il 50% delle donne non ha lavoro.

E il vero divario made in Italy si avvicinerebbe addirittura il 20% di differenza.  Questi dati sono un vero e proprio macigno sulla strada delle pari opportunità. Perché simboleggiano, per le donne, anche ricatti, dimissioni in bianco o ingiustificabili licenziamenti causa gravidanza.