Quanto sia salutare includere nella propria vita quotidiana il consumo sistematico di frutta è assodato e inconfutabile. La novità assoluta sta nel fatto che non risulti più decisivo l’aspetto relativo all’alimentazione rispetto ai passi in avanti che si stanno compiendo nel settore dell’abbigliamento. Avete capito bene, la frutta non è solo buona e salutare da mangiare ma anche da vestire. Gli ultimi risultati della ricerca scientifica stanno dimostrando quanto gli scarti di mele, ananas e arance siano utili e innovativi sotto altre forme: tra accessori all’ultimo grido e tessuti fashion prendono vita gli esemplari sempre meno rari di una moda rigorosamente cruelty free ed ecologici, dalla forte personalità.

La borsa di mele

La borsa di mela sarà presentata a Expo, martedì 13 ottobre nella Piazzetta Trentino dall’azienda Dolomiti Fruits, una novità assoluta: la pellemela shopper. Le mele del Trentino sono le vere protagoniste di questo accessorio già richiestissimo da tutte le donne: grazie al lavoro di ricerca degli ingegneri Alberto Volcan e Carlo Busetti è stato possibile realizzare il tessuto ribattezzato pellemela e chi sarà presente all’Expo avrà modo di vedere con i suoi occhi il processo di realizzazione del materiale e della borsa.

Tessuto d’ananas

Altro frutto in grado di mutare in ottimo tessuto per forza e resistenza è l’insospettabile ananas. Carmen Hijosa ha ideato Piñatex, il tessuto cento per cento naturale in grado di sostituire la pelle derivato dalle foglie dell’ananas. L’idea di utilizzare l’ananas è arrivata dalla barong talong, una tradizionale camicia filippina intessuta con fibre di foglie d’ananas. Dopo cinque anni di ricerca è stato messa a punto questa fibra ecologica e biodegradabile che deriva da elementi di scarto del frutto che non richiedono aggiunta d’acqua o fertilizzanti e che funge da concime al momento del suo smaltimento. Non solo tessuti però! Dall’ananas posso essere scarpe, cappelli, cinture, accessori per smartphone, ed il frutto è particolarmente indicato anche per i sedili delle automobili e per elementi d’arredo.

Orange Fiber

Altra fibra di ultima generazione è quella derivata dalle bucce delle arance attraverso l’utilizzo di nanotecnologie che permettono l’estrazione di cellulosa dagli scarti degli agrumi. L’idea porta la firma di due giovani ricercatrici siciliane, Adriana Santonocito ed Enrica Arena, in collaborazione con il Politecnico di Milano. Una scoperta molto importante anche in termini di sostenibilità. Basti pensare che durante la trasformazione industriale per produrre i succhi di arancia, il 60 percento della frutta viene scartato e finisce nelle discariche.