Giù le mani dalla telecronaca di Trapattoni. Chi la critica non capisce che un giorno ci troveremo a rimpiangerla. Giovanni Trapattoni è il nuovo re della telecronaca. Il vecchio che avanza. Il passato che ritorna. Un giorno, tra tanti anni, ci ritroveremo come il Bufalo di Romanzo Criminale a gridare sotto a un palazzo che se lui stava col LIbanese noi ascoltavamo le telecronache del Trapattoni. 

Giovanni Trapattoni è l’ultimo dei romantici in questo calcio che ormai si è fatto sempre più scenico anche in telecronaca, tra commentatori vanesi che impostano la voce. che studiano come urlare “gol”, che non lasciano alcuno spazio all’emozione autentica che invece continua a salvare, giorno dopo giorno, quello che un tempo era il gioco più bello del mondo.

La telecronaca di Trapattoni, con i suoi “Fallo, fallo, fallo, fallo”, “Bravo!”, “Oh, oh”, “Spingi, spingi, spingi”, “Ancora, ancora, ancora”, lungi dal sembrare un film porno, come dicono alcuni, mi fa tornare in mente “l’ignoranza” degli allenatori di qualche tempo fa, che incitavano i loro ragazzi con parole che solo chi ha calcato qualche volta un vero campo di calcio può comprendere.

Insomma, Trapattoni, parafrasando di nuovo Romanzo Criminale, è “Il Libanese della telecronaca”, il re, quello che ne ha viste in campo da giocatore prima e da allenatore poi di cotte e di crude, quello che ha marcato Pelè, allenato squadroni in ogni angolo del mondo e che sicuramente, anche se non ha la dizione perfetta o il ritmo nelle vene, può saperne di più di qualche sbarbato impostato che invece di commentare una partita fa il suo personale show a favor di telecamera.

Giù le mani da Trapattoni. Perché la telecronaca di Trapattoni, un giorno, ce la rimpiangeremo.