Si può essere “anziani” anche quando anagraficamente si è giovani. Succede quando si vogliono avere dei figli. Purtroppo in Italia gli uomini che cercano il primo figlio sono tra i più vecchi al mondo (età media 35 anni e un mese, dati 2014) e questo compromette seriamente la capacità fecondante. Quali allora le possibilità? Ne ha parlato il Prof. Rocco Rago, neo direttore del rinnovato centro di PMA dell’ospedale Sandro Pertini di Roma intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano che trasmette sugli 89.100 FM a Roma e nel Lazio.

Prof.Rago siamo abituati a pensare che solo le donne possiedono il così detto “orologio biologico” e superata una certa età avere figli diventa molto difficile. In realtà anche per l’uomo è vittima del trascorrere del tempo

Assolutamente si, oggi noi sappiamo che le coppie che si rivolgono a centri di procreazione medicalmente assistita hanno 37 anni; con uomini che si assestano sui 40 anni. Oggi sappiamo che anche l’uomo invecchia a livello di fertilità, certo non come la donna, ma comunque in modo importante. Oggi si sposta sempre avanti il momento della gravidanza a causa di vari fattori e questo porta in alcuni casi a seguire un percorso di procreazione medicalmente assistita.

Che differenza c’è fra Procreazione Medicalmente Assistita e Fecondazione Assistita?

La prima è più complessa dove ciò che avviene naturalmente in natura avviene in questo caso in laboratorio, è un sistema dove lo spermatozoo viene iniettato nell’ovocita per favorire la gravidanza. La seconda metodica serve invece per facilitare l’incontro all’interno delle tube tra spermatozoo e ovocita.

Professore un problema tipico dell’età avanzata, nell’uomo,è l’iperplasia prostatica. Di cosa parliamo?

E’ un problema organico che riguarda le strutture in cui gli spermatozoi transitano. La ghiandola prostatica è fra queste, una ghiandola che produce la parte liquida del liquido seminale ed è un “luogo” che può essere colpito non solo da un tumore ma è anche un organo che va tutelato attraverso percorsi di prevenzione anche in termini di malattie a trasmissione sessuale o patologie che possono alterarne il volume appunto.

L’Università Niccolò Cusano sta utilizzando lo sport, attraverso la squadra Unicusano Fondi Calcio, per informare le persone su temi legati alla salute e alla ricerca medica. Secondo lei è un’idea comunicativa vincente?

E’ un’idea molto vincente anche perché il calcio nel nostro paese è sicuramente lo sport che avvicina di più i giovani e questo è un veicolo di comunicazione particolarmente importante. Tutto questo vi rende merito.

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