Vincitrice del prestigioso Premio Loreal-Unesco 2011 (Donne per la scienza) la Prof.ssa Ilaria Cacciotti, Docente presso l’Università Niccolò Cusano di Biomateriali e Ingegneria dei tessuti; Scienza e Tecnologia dei materiali, racconta la sua vita di donna-ricercatrice. Un binomio non sempre semplice in un paese come l’Italia. Ne ha parlato intervenendo ai microfoni di Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano, in onda a Roma e nel Lazio sugli 89.100 FM, durate la trasmissione Genetica Oggi.

Prof.ssa ho citato il premio vinto per un suo studio su una terapia innovativa sul morbo di Parkinson. Ci aiuti a capire di che studio si tratta

Il progetto era relativo ad una proposta, ancora in fase di studio, per una terapia alternativa a quella farmacologica attualmente impiegata per il Parkinson che è la seconda patologia neurologica più diffusa dopo l’Alzheimer. L’idea, visto che la terapia farmacologica comporta una serie di effetti collaterali, era di proporre un’alternativa data da un materiale capace di rivestire le cellule in cui potessero svilupparsi e sopravvivere e allo stesso tempo impedire agli agenti del sistema immunitario di colpirle evitando così il rigetto. Voglio evidenziare però che tutto questo è ad oggi uno studio di base.

Lei ha studiato anche all’estero, in Giappone e in Australia. Perché è tornata in Italia?

Mi avevano chiesto di restare (sorride nda) ma io credo comunque nel nostro paese nonostante i tanti problemi che ci sono nell’ambito della ricerca. Ho quindi deciso di continuare a lavorare in Italia prima con assegni di ricerca e poi con borse di studio. Attualmente, grazie ad un concorso come professore associato all’Università Niccolò Cusano, ho raggiunto la tranquillità di proseguire le ricerche qui.

Dott.ssa Cacciotti, il mondo della scienza è sempre stato in anticipo sui tempi per quanto riguarda i concetti di uguaglianza fa popoli. Lo è o lo è stato per quanto riguarda invece il concetto di genere?

Raramente si trovano le donne ai vertici più alti in ambito accademico o nei centri di ricerca ma alla fine a livello di ricercatrici le donne sono molte, anche più degli uomini e in particolare in Italia. Rimane questa disparità nei ruoli di gestione.

Quanto è importante la divulgazione in ambito medico-scientifico?

E’ importantissimo, la ricerca è condivisione e comunicazione quindi cercare di divulgare le conoscenze anche al pubblico, con un linguaggio chiaro e semplice, è fondamentale anche per la prevenzione.

Scarica QUI l’intervista completa